13. Agire per il Clima

 

Agire per combattere il cambiamento climatico: gli SDG e il Protocollo di Parigi

di Christiana Figueres[1]

Christiana Figueres è il Segretario Esecutivo della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC)

L’anno 2015 è un momento cruciale per la ricerca a livello mondiale di un futuro sostenibile per 7 milioni di persone, una cifra che entro il 2050 si innalzerà a 9 milioni. Nei prossimi nove mesi, i governi stileranno un’agenda post-2015 sullo sviluppo, definendo degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Nel frattempo, sotto la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC), gli stessi governi sottoscriveranno un nuovo accordo internazionale, nel dicembre 2015, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si terrà a Parigi, sia per affrontare la minaccia del cambiamento climatico, sia per prendere decisioni su come combatterlo.

Queste due vie, sebbene siano state concepite in due contesti diversi per affrontare sfide diverse e sebbene abbiano una propria dinamica, devono supportarsi a vicenda ed essere collegate, se vogliamo debellare la povertà, migliorare i mezzi di sostentamento delle popolazioni, favorire l’espansione della ricchezza e se vogliamo lasciare alle future generazioni un pianeta sano e funzionante. L’importanza di questa strategica conessione è stata riconosciuta dai governi e dalla società in generale. L’SDG 13, uno dei 17 obiettivi proposti, recita: “Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico”.

L’obiettivo 13 sottolinea che il lavoro che si sta facendo sotto il UNFCCC viene fatto per evitare sforzi inutili e per ottimizzare l’utilizzo delle risorse non rinnovabili.

Il Protocollo di Parigi, che per la prima volta darà a tutte le nazioni una causa comune da perseguire, ha l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale di questo secolo, portandolo al di sotto di 2°C.

Per ottenere questo risultato, il nuovo trattato deve mettere in atto nuove politiche, soluzioni, tecnologie e finanziamenti per garantire che il picco massimo di emissioni globali venga raggiunto entro 10 anni, per dare il via alla decarbonizzazione dell’economia globale e ottenere la neutralità climatica nella seconda metà del secolo. La neutralità carbonica non è altro che riportare l’equilibrio del pianeta, in termini di emissioni, allo stato di un secolo e mezzo fa.

Per questo, sarà necessario promuovere l’utilizzo di energie pulite e rinnovabili, favorendo la restaurazione e la gestione sostenibile di ecosistemi come foreste, terreni e paludi che possano assorbire le rimanenti emissioni di gas ad effetto serra. Allo stesso tempo, le comunità e le nazioni dovranno essere assistite nell’adattarsi in qualche misura agli impatti climatici, che saranno a questo punto ineluttabili.

Tutte queste misure e azioni possono sostenere l’ottenimento degli SDG in un modo sorprendente. Le attuali operazioni per combattere il cambiamento climatico, tra cui il Protocollo di Kyoto, hanno ridotto i costi e promosso lo sviluppo di energie rinnovabili, tra cui quella eolica e quella solare.

Questi provvedimenti favoriscono direttamente l’SDG 7: “Assicurare l’accesso a sistemi di energia moderni, sostenibili, sicuri e a prezzi accessibili per tutti”. Forse è meno evidente che in questo modo si sposa anche l’SDG 8, che include, tra altri, l’importanza di un “lavoro dignitoso per tutti”.

Negli Stati Uniti d’America, per esempio, l’occupazione nel settore fotovoltaico è aumentata di oltre il 115 percento negli ultimi due anni e gli impieghi correlati all’efficienza energetica sono aumentati di oltre il 50 percento. In Cina, più di 1,7 milioni di persone lavorano nel campo dell’energia rinnovabile. Inoltre, secondo alcune stime, potrebbero essere creati 7 milioni di posti di lavoro se si raggiungeranno i traguardi posti dai governi in merito a energia eolica, solare e idroelettrica.

Al giorno d’oggi, il numero a livello mondiale di impiegati nell’industria delle energie rinnovabili supera quello degli impiegati nell’industria petrolchimica. In realtà, nel 2012, circa 5,7 milioni di lavoratori nel mondo erano impiegati direttamente o indirettamente nell’industria globale delle energie rinnovabili, un dato che potrebbe triplicare entro il 2030. Investire in foreste o nell’agricoltura intelligente, compresa l’agricoltura biologica, può agevolare il raggiungimento della sostenibilità ambientale, contrastare il cambiamento climatico, creare posti di lavoro e sostenere gli SDG.

Il Programma Esteso di Lavori Pubblici del Sudafrica ha generato 1 milione di posti di lavoro nella prima fase quinquennale e punta a crearne altri 4,5 milioni entro breve. Oltre alla produzione di energia da fonti rinnovabili, il programma sostiene la riabilitazione di paludi e foreste e la gestione sostenibile di incendi. Anche l’inclusione sociale è parte integrante del programma, dato che molti dei nuovi impiegati provengono da gruppi vulnerabili, come le madri single. Analogamente, le ambizioni degli SDG proposti agevolano le operazioni nazionali e internazionali per affrontare il cambiamento climatico e i relativi effetti.

L’SDG 9, “Costruire città e insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili”, evidenzia in parte l’urgenza di progettare infrastrutture per far fronte a eventi meteorologici estremi o all’innalzamento del livello del mare, tra altre cose. Allo stesso tempo, sottolinea l’urgenza di sviluppare processi industriali più efficienti e puliti che utilizzino molte meno risorse naturali e che producano nettamente meno inquinamento, soprattutto meno gas ad effetto serra.

L’SDG 11 affronta il tema delle città e degli insediamenti umani, preludendo all’imminente Quadro d’azione di Hyogo per la riduzione dei rischi di catastrofi. Infatti, fissa nuovi obiettivi per il 2030: l’introduzione di trasporti sostenibili, la creazione di aree urbane che facciano utilizzo efficiente delle risorse e che abbiano una maggiore capacità di ripresa dagli eventi estremi.

Molti obiettivi, tra cui l’SDG 12 sul consumo e la produzione sostenibile e sulla promozione di stili di vita sostenibili, si affiancano all’Articolo 6 della UNFCCC in materia di educazione, formazione e accrescimento della consapevolezza pubblica.

L’SDG 14, in merito alla conservazione e alla gestione sostenibile dei mari e degli oceani, impone entro il 2020 la protezione e la gestione sostenibile degli ecosistemi marini costieri. Infatti, secondo alcune stime, alghe marine, paludi salmastre e mangrovie assorbono attualmente circa la metà delle emissioni provenienti dal trasporto globale.

L’SDG 12 aspira a dimezzare lo spreco di cibo pro capite, sia da parte di consumatori che di distributori, come a ridurre la perdita di cibo nelle catene di produzione e distribuzione, comprese le perdite post raccolta. Questo obiettivo non combatte solamente il paradossale spreco di risorse in un mondo con tanta denutrizione, ma evidenzia una fonte, spesso sottovalutata, di gas ad effetto serra. Stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura indicano che, se lo spreco di cibo fosse una nazione, sarebbe il terzo emettitore di gas ad effetto serra, dopo gli Stati Uniti e la Cina.

Sono molti i modi in cui le operazioni sotto la convenzione sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite e l’imminente Protocollo di Parigi favoriscono il raggiungimento degli SDG proposti. Entrambi rappresentano un enorme progresso nel capire che il modo in cui l’umanità ha gestito il pianeta deve essere radicalmente trasformato, se vogliamo un futuro di promesse e opportunità non per pochi ma per molti. Il cambiamento climatico incontrollato, che sfocia in eventi meteorologici estremi sempre più numerosi e intensi, come per esempio siccità, alluvioni e tempeste, rappresenta una minaccia per il lavoro fatto nelle ultime due decadi. Se consentiremo che la temperatura media globale superi il limite di 2°C, realizzare gli SDG sarà quasi impossibile.

Sia gli SDG che il Protocollo di Parigi sottolineano che non ci sono soluzioni rapide e che è necessario collaborare per riuscire in questa impresa a lunga scadenza in merito di sviluppo sostenibile.

Gli SDG proposti puntano al pieno successo entro il 2030. Entro questo termine, il Protocollo di Parigi avrà già catalizzato i procedimenti a livello globale che porteranno al raggiungimento del livello più alto di emissioni di gas ad effetto serra, sulla via di un futuro caratterizzato dalla neutralità climatica.

L’anno 2015 potrebbe passare alla storia come il momento in cui l’umanità ha superato povertà e inquinamento, facendo i primi importanti e ambiziosi passi per raggiungere il vero e duraturo sviluppo sostenibile.

Pubblicato per la prima volta nel UN Chronicle, Dipartimento della Pubblica Informazione, Nazioni Unite.

[1] Segretario Esecutivo della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC)