Roma: convegno per i 25 anni della Corte penale internazionale 

Lo statuto di Roma, l’atto che sancì la nascita del Tribunale penale internazionale che ha sede a l’Aia (Paesi Bassi), compie 25 anni. Nel luglio 1998, 120 Stati firmarono a Roma l’atto che portò alla creazione della Corte competente a giudicare i crimini di guerra ed i più gravi crimini contro l’intera comunità internazionale.

All’appuntamento, che assume un valore altamente simbolico, visto l’attuale contesto internazionale segnato dal conflitto in atto in Ucraina, hanno preso parte il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ed il capo della Polizia Vittorio Pisani.

Nel corso dell’evento sono stati affrontati i temi della discriminazione come terreno di subcultura della violenza e del più ampio tema della tutela dei diritti umani.

Il dibattito è stato moderato dalla giornalista Rai Stefania Battistini inviata in Ucraina per il TG1.

Hanno preso parte anche il direttore UNAR, Matteo Peradotto, in rappresentanza del Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, il capo Dipartimento degli affari istituzionali e legali di Europol Alfredo Nunzi, il presidente di Sezione della Corte penale internazionale Rosario Salvatore Aitala.

Il vice capo della Polizia Vittorio Rizzi, presidente dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) ha presentato il “Report sugli hate crimes nel mondo”, realizzato dall’Oscad con la rete degli Esperti per la sicurezza nel mondo, un’opera che fotografa lo stato della tutela dei diritti umani e del contrasto ai crimini d’odio a livello internazionale, nonché l’“Unità crimini internazionali”, recentemente costituita in seno alla Direzione centrale della Polizia criminale e punto di contatto nazionale del Genocide network.

“Parlare di diritti umani”, ha affermato Rizzi, “è estremamente complesso. Quei diritti che spettano alla persona in quanto tale, che ogni persona ha semplicemente perchè esiste come essere umano e pertanto non sono oggetto di concessione da nessuno Stato, diritti che non sono un traguardo acquisito ma un percorso in continua evoluzione”. 
Nel corso del suo intervento conclusivo il ministro dell’Interno Piantedosi ha sottolineato “La firma dello Statuto di Roma ha segnato un momento cardine nello sviluppo delle regole a tutela dei diritti fondamentali e per la punizione di crimini che offendono la coscienza stessa del genere umano”.  “In tema di diritti umani non bisogna mai abbassare la guardia. La grande sfida che le democrazie fondate sullo stato di diritto sono chiamate oggi ad affrontare è proprio quella della tutela dei diritti fondamentali”.

fonte: polizia di stato