Aids, tubercolosi e malaria continuano a colpire milioni di persone nel mondo, stigma e discriminazione costituiscono barriere sociali che spesso ostacolano l’accesso alla prevenzione e alla cura ai più vulnerabili e alle donne, il cui diritto alla salute dunque non sempre è garantito, soprattutto nei paesi con scarse risorse. Guarda il video!
L’HIV continua ad essere una delle principali problematiche di salute pubblica: 36,9 milioni di persone nel mondo lo hanno contratto, di cui 35,1 milioni adulti e 1,8 milioni bambini sotto i 15 anni. L’Italia, sebbene l’incidenza di Aids sia in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni, è il secondo paese per incidenza fra quelli dell’Europa occidentale.
Osservatorio AiDS – Aids Diritti Salute, Friends of the Global Fund Europe, Aidos – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo e Bluestocking presentano il progetto “Aids, Tubercolosi e Malaria: fatti e stereotipi”, con la realizzazione di tre spot di sensibilizzazione, di cui questo è il primo.
Tubercolosi
I dati del Ministero della Salute indicano che negli ultimi 15 anni il numero di casi di tubercolosi è rimasto pressoché costante (circa 4.500 segnalazioni l’anno), a fronte di una lenta e progressiva diminuzione dell’incidenza nella popolazione generale: da 9,5 casi/100.000 abitanti nel 1995 a 7 casi/100.000 nel 2012 e 6,6 casi/100.000 nel 2016. Il tasso di incidenza di casi notificati in Italia è risultato essere nel 2016 inferiore a quello della media dei Paesi dell’Unione Europea (11,4) e tra i più bassi tra quelli osservati nell’Europa occidentale (superiore solo a Danimarca, Finlandia e Norvegia), secondo i dati del rapporto “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2018 – 2016 data” pubblicato dallo European Centre for Disease Prevention and Control/WHO – Regional Office for Europe.
Se, però, si analizzano separatamente i dati relativi agli stranieri, si osserva un aumento del numero assoluto di notifiche, da 1.652 nel 2003 a 2.310 nel 2012, una diminuzione fino al 2015 e un nuovo incremento nel 2016 (2.419 casi), in prima ipotesi da correlare al picco di arrivi nel nostro Paese osservato in quell’anno (181.436). Tuttavia, quando l’aumento dei casi viene posto in relazione con l’aumento della popolazione straniera in Italia (più che raddoppiata negli ultimi 10 anni), si nota che il tasso diminuisce anche tra gli immigrati, con valori più che dimezzati: da 99,5 per 100.000 nel 2003 a 55,3 per 100.000 nel 2012 e 48,1 per 100.000 nel 2016.
HIV/AIDS
Secondo il rapporto Osservasalute 2017, basato sui dati del Sistema di Sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV e sul Registro Nazionale AIDS (RAIDS) dell’ISS, tra il 2006 e il 2016 sono stati segnalati circa 35.000 nuovi casi di infezione di HIV tra gli adulti, di cui 9.705 a carico di stranieri. Tra questi ultimi, il numero assoluto delle diagnosi è andato aumentando (tra gli uomini da 322 casi nel 2006 a 676 nel 2016 e tra le donne da 251 a 461 casi), fenomeno questo correlabile sia ad una maggiore copertura del Sistema di sorveglianza sia all’incremento della popolazione straniera in Italia. Tuttavia, va segnalato che i tassi di incidenza per l’HIV mostrano una diminuzione tra gli stranieri inizialmente più accentuata (da 51,3 per 100.000 nel 2006 a 27,7 per 100.000 nel 2011), poi più graduale, fino a un lieve incremento nel 2016 (28,5 per 100.000).
A ciò si aggiunge un decremento, negli stessi anni e tra gli stranieri, dei tassi di incidenza di AIDS (malattia conclamata), probabilmente grazie all’aumentata disponibilità della terapia antiretrovirale così come alla maggiore opportunità di accesso ai servizi specialistici.