“Quando vivevo in Africa lottavo contro tre nemici: il sole, il disprezzo della gente e la paura. Quella di essere ucciso.
È successo a mio fratello. Si chiamava Maurice. Una mattina come tante altre è uscito di casa e non è mai più tornato. È scomparso nel nulla.
Succede così. Veniamo aggrediti quando non ce lo aspettiamo. E scompariamo nel nulla.
Non c’è nessun albino nella parte Nord del Camerun perché vengono uccisi tutti appena nascono. Lo sanno tutti, ma nessuno fa niente per fermarlo. Alcune parti del nostro corpo – anche organi vitali come il cuore, le ossa, gli occhi e i genitali – sono usate dagli stregoni per preparare pozioni e talismani magici.
Ci uccidono perché secondo le credenze questi oggetti magici portano fortuna e protezione a chi li usa. Ci uccidono perché con il nostro sangue si può placare l’ira degli dèi. Sono scappato dal mio Paese nel 2007 durante l’eruzione del monte Camerun. In pochi giorni erano stati uccisi molti albini. E pensavo fosse arrivata la mia ora. Ho dovuto separarmi dalla mia famiglia e dai miei figli. Dopo un lungo e difficile viaggio, nascosto nella stiva di una nave, sono arrivato a Genova. E adesso vivo in Italia. In questi anni mi sono reso conto di quale sia il dramma delle persone albine che stanno in Africa. Ho scoperto cose terribili. Per questo non ho mai smesso di cercare di fare qualcosa per tutti loro. Sette anni dopo il mio sogno ha iniziato a realizzarsi. Adesso è arrivato il momento di tornare in Camerun, per inaugurare la “Bibliothèque Pavillon Blanc”. Uno spazio a Douala, la mia città natale, dove gli albini potranno leggere e studiare grazie ai video-ingranditori e ai computer che sono riuscito a portare.
Ma non mi fermerò.
Voglio andare alle radici di queste superstizioni, di queste credenze. Sono pronto a guardare in faccia gli stregoni che uccidono gli albini. Voglio parlare di questa situazione con le persone comuni e con i politici. Perché tutti si rendano conto dell’assurdità delle credenze sugli albini. Non so quali risposte potrò avere, ma spero che il mio viaggio sarà d’aiuto a tutti gli albini. Perché nessuno di loro debba mai più vivere nella paura. Questo, adesso, è il mio sogno.
STÉPHANE EBONGUE