Contrabbando del patrimonio culturale e il nesso con il terrorismo – luglio 2024

Il report “Contrabbando del patrimonio culturale e nesso con il terrorismo” approfondisce l’intricato e diffuso problema del contrabbando del patrimonio culturale, con un focus specifico sugli oggetti antichi. Il report evidenzia il legame significativo tra questo commercio illegale e il terrorismo, mostrando come i gruppi terroristici e ribelli sfruttino mercati illegali redditizi per finanziare le loro attività e promuovere i loro obiettivi.

Il traffico di beni culturali non è un fenomeno nuovo, ma ha radici millennarie, risalenti agli antichi imperi e all’era coloniale, quando il saccheggio dei tesori era una pratica comune. Nel corso della storia, vari attori, non solo gruppi di insorti, hanno rappresentato una minaccia persistente impegnandosi nel commercio illecito di beni culturali.

La motivazione del contrabbando e della distruzione del patrimonio culturale va oltre il profitto finanziario. I gruppi militanti usano questi atti per affermare il controllo politico cancellando i simboli di identità culturale. Il report traccia l’evoluzione dei beni culturali come fonte di redditto per i gruppi armati non statali, a partire dai primi anni ’80, con organizzazioni di narcotraffico e gruppi insorgenti in America Latina, fino ai signori della guerra in Africa e in Afghanistan.

All’inizio del XXI secolo, a causa dei saccheggi di massa, l’offerta di beni antichi è aumentata in modo significativo, soprattutto in Iraq, dal 2003. L’ascesa dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL) e l’espansione dei suoi affiliati hanno reso più prevalente il saccheggio per il finanziamento del terrorismo. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha monitorato attentamente queste attività dal 2017.

Nonostante le numerose informazioni sul finanziamento del terrorismo provenienti da beni antichi illeciti, dimostrare queste connessioni nei tribunali legali rimane una sfida. Il rapporto individua diversi ostacoli, tra cui la mancanza di dati completi sulla dimensione e le dinamiche del mercato, nonché le differenze giuridiche e politiche tra i vari paesi. Le rotte del contrabbando spesso si sovrappongono a quelle per armi, droga e traffico di esseri umani, complicando ulteriormente gli sforzi per contrastare queste attività.

Gli artefatti culturali sono spesso scambiati apertamente sul web, a differenza delle armi e delle droghe illegali. Molti acquirenti non sono consapevoli dell’origine illecita di tali beni, e ciò evidenzia la necessità di una maggiore sensibilizzazione del pubblico e di migliori pratiche di documentazione.

Il contrabbando di antichità coinvolge una complessa rete di intermediari, depositi, falsari e gruppi mafiosi altamente organizzati. I maggiori mercati per questi manufatti sono gli Stati Uniti e gli Stati europei, con l’Iran, la Turchia, gli Stati della penisola arabica, la Cina e l’Asia meridionale che svolgono anch’essi un ruolo significativo.

Il report sottolinea l’importanza di migliorare i programmi di sensibilizzazione culturale, migliorare la cooperazione tra gli Stati membri e sviluppare una rete multidisciplinare di esperti. Il documento evidenzia inoltre la necessità di una collaborazione tra i settori pubblico e privato, in particolare nei paesi di destinazione, per valutare meglio e combattere l’impatto del commercio illegale di antichità.

Questo rapporto completo mira a fornire una panoramica dettagliata del contrabbando di beni culturali e della sua intersezione con la criminalità organizzata e il terrorismo. Tale fenomeno richiede una risposta più efficace da parte degli  Stati e una maggior cooperazione internazionale per affrontare le sfide poste dal commercio illegale di antichità e proteggere il patrimonio culturale a livello globale.

Video di Odhran McCarthy

FONTE E FOTO: UNICRI