Il genocidio di Srebrenica è una testimonianza straziante delle conseguenze dell’inazione di fronte all’odio. Dobbiamo lottare le divisioni e l’intolleranza, difendere i diritti umani e promuovere la comprensione reciproca e la riconciliazione.
Che il ricordo di Srebrenica rafforzi la nostra determinazione a costruire un mondo libero dal flagello del genocidio – un mondo in cui prevalgano la giustizia e la pace, in cui “mai più” sia una solenne promessa mantenuta per tutta l’umanità.
António Guterres
Il ruolo della commemorazione e della memoria nella prevenzione del genocidio
Fin dalla sua fondazione, in gran parte influenzata dagli orrori della Seconda guerra mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite si è impegnata con determinazione nella lotta contro il genocidio. Promuovere la memoria collettiva e prevenire questo crimine contro l’umanità è uno degli obiettivi fondamentali dell’ONU, perseguito attraverso strumenti giuridici, eventi commemorativi e un impegno costante sul campo.
L’impegno dell’ONU risale al 9 dicembre 1948, con la ratificazione della Convenzione per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (meglio conosciuta come la Convenzione sul genocidio). Questo strumento definisce e criminalizza atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi.
Nel 2015, l’ONU ha istituito il 9 dicembre come Giornata internazionale della memoria e prevenzione del genocidio, un appuntamento annuale per ricordare le vittime e rafforzare l’impegno globale contro le atrocità.
L’Ufficio del Consigliere Speciale per la Prevenzione del Genocidio (UNOSAPG) guida questa commemorazione, organizzando eventi presso il Palazzo di Vetro e promuovendo iniziative volte a contrastare la negazione e la glorificazione di crimini di guerra.
30 anni dal genocidio in Ruanda e a Srebrenica
Ricordare significa proteggere il futuro. Preservare le testimonianze delle vittime, onorare la loro sofferenza e denunciare ogni forma di negazionismo sono passi essenziali per prevenire il ripetersi di genocidi. La Convenzione del 1948 è un richiamo alla responsabilità collettiva di prevenire e punire questi crimini, una missione che oggi è più urgente che mai.
La ricorrenza di quest’anno si colloca nel trentesimo anniversario di due tragici eventi.
Nel corso di tre mesi, da aprile a luglio 1994, oltre un milione di persone, principalmente membri di gruppo etnico Tutsi e Hutu moderati, furono sterminate da gruppi militanti Hutu. Si stima che 150.000 e 250.000 donne siano state violentate, e che più di un milione di bambini siano rimasti orfani.
Nel luglio 1995, l’esercito serbo-bosniaco invase Srebrenica, precedentemente dichiarata zona sicura dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’esercito uccise brutalmente migliaia di uomini e ragazzi bosgnacci, espellendo 20.000 donne, ragazze e bambini dalla città, e distruggendo famiglie e comunità intere.
Per onorare le vittime, vi invitiamo a scoprire le numerose risorse, sia delle Nazioni Unite che di altre fonti, dedicate alla loro memoria. Per approfondire, sono disponibili qui la pagina di UNOSAPG sul genocidio dei Tutsi, e qui un documentario dell’International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia su Srebrenica.
Definire il genocidio nel diritto internazionale
Il secondo articolo della Convenzione sul genocidio definisce questo crimine come “qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etico, razziale o religoso, tra cui:
- Uccisione dei membri del gruppo
- gravi lesioni mentali o fisiche ai membri
- sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica totale o parziale
- misure per impedire le nascite
- trasferimento forzato di bambini.
Il genocidio, riconosciuto come crimine sia in tempo di pace che di guerra, richiede la responsabilità primaria degli Stati per prevenirlo e punirlo.
I Consiglieri Speciali per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere
I Consiglieri Speciali per la prevenzione del genocidio e sulla responsabilità di proteggere lavorano insieme per promuovere gli sforzi nazionali e internazionali volti a proteggere le popolazioni da genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia etnica e dai crimini contro l’umanità, compreso l’incitamento agli stessi.
Uno dei loro compiti principali è quello di raccogliere informazioni sulle situazioni in cui può esserci un rischio di genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità, sulla base dei fattori di rischio delineati nel Framework of Analysis for Atrocity Crimes. Data la natura delicata del suo mandato, gran parte del lavoro dell’Ufficio resta al di fuori della sfera pubblica.
Tuttavia, quando i Consiglieri Speciali valutano che sia opportuno rendere pubbliche le loro preoccupazioni per ridurre il rischio di crimini atroci, lo fanno rilasciando dichiarazioni pubbliche e, su richiesta, informando il Consiglio di sicurezza.
Un futuro senza genocidi
Nel 76° anniversario della Convenzione sul genocidio, la necessità di agire contro crimini contro l’umanità è più pressante che mai. Attraverso la memoria, l’educazione e l’azione collettiva, l’ONU continua a guidare la lotta per un mondo in cui le atrocità del passato non si ripetano mai più.
Eventi ed iniziative
- Celebrazione ufficiale 2024 – L’evento di alto livello di quest’anno si terrà nella sala del Consiglio di Amministrazione Fiduciaria del Palazzo di vetro a New York, dalle ore 11:00 alle 13:00 EST (ovvero dalle 17:00 alle 19:00 CET). Il convegno sarà seguito da una discussione a tavole rotonde e da dichiarazioni di gruppi regionali di Stati membri. L’evento è aperto agli Stati membri, al personale delle Nazioni Unite, alla società civile, ai media e al pubblico. Per esaminare l’invito ufficiale, vi preghiamo di visitare questo link; per visionare l’evento in streaming, vi preghiamo di cliccare qui.
- Stories of Survival and Remembrance – Gli oggetti in questa mostra virtuale riflettono la vita dei loro proprietari – la loro infanzia, le loro case, le loro culture – e l’impatto della guerra, il trauma, lo spostamento e l’esilio su queste vite. Gli oggetti sono sopravvissuti all’Olocausto, al genocidio e ad altri atroci crimini in Cambogia, a Srebrenica e in Ruanda. Sono resti di un mondo perduto, rappresentando futuri che sono stati per sempre alterati.
- Il viaggio più lungo. La deportazione ad Auschwitz degli ebrei di Rodi e Kos -Questa mostra, che si terrà presso la Casina dei Vallati dal 20 settembre 2024 al 7 gennaio 2025, rappresenta una rara opportunità per approfondire uno degli episodi più drammatici e meno conosciuti della storia della Seconda Guerra Mondiale: la deportazione degli oltre 1.700 ebrei sefarditi di Rodi e Kos ad Auschwitz-Birkenau . Si tratta del viaggio più lungo mai intrapreso dalle vittime dei campi nazisti, un percorso che, dall’isola di Rodi nel Mar Egeo, portò migliaia di persone alla morte.
- Il genocidio dei Tutsi in Ruanda: orrore e pratiche di riconciliazione (Gacaca) – Lunedì 11 novembre 2024, dalle ore 16:30 alle ore 18:30, avrà luogo la presentazione del libro Nonostante la paura. Genocidio dei Tutsi e riconciliazione in Ruanda, in un evento organizzato dall’Università di Studi di Milano in occasione del festival Book City. Benché all’epoca avesse solo dieci anni, Jean-Paul Habimana, l’autore Tutsi sopravvisuto alla strage, ricorda il clima di tensione che precede l’attentato al presidente Habyarimana il 6 aprile 1994, il massacro, e la riconciliazione.
FOTO: Left: “Adama Dieng, former Special Advisor to the UN Secretary-General on Prevention of Genocide visits Bosnia and Herzegovina”. © United Nations BiH. Right: “Kwibuka Flame of Hope Tribute to 1994 Genocide Against the Tutsi in Rwanda Installed at UN Headquarters, September 2024”, © UN Photo/Manuel Elías. UN