Stop all’impunità per i crimini contro i giornalisti: una sfida cruciale per il 2024

“Si stima che, globalmente, 9 su 10 degli omicidi di giornalisti restino impuniti. L’impunità genera ulteriore violenza. Questo deve cambiare.”

 António Guterres

L’impunità per i crimini contro i giornalisti è una delle sfide più urgenti del nostro tempo, particolarmente nei contesti di conflitto e crisi.

Garantire la sicurezza di chi riporta i fatti è essenziale per il rispetto della libertà di espressione e per l’accesso ad informazioni corrette, diritti umani fondamentali che poggiano sulla protezione dei giornalisti.

Con questa esigenza in mente, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2 novembre come ‘Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti’ con la risoluzione dell’Assemblea generale A/RES/68/163. La data è stata scelta per commemorare l’assassinio di due giornalisti francesi in Mali il 2 novembre 2013.

Quest’anno, la Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti mira a promuovere una discussione ampia e profonda sulla sicurezza degli inviati nei contesti più pericolosi.

Nel 2023, per la prima volta in 5 anni, gli omicidi dei giornalisti sono aumentati, come riportato dall’UNESCO e la metà di questi si è verificata  in zone di conflitto.

Durante i conflitti e le crisi, inoltre, le infrastrutture dei media sono spesso danneggiate o distrutte. I giornalisti subiscono attacchi fisici, detenzione, confisca di attrezzature o negazione dell’accesso ai siti di reporting; molti sono costretti a fuggire o cessare il loro lavoro. Ciò rischia di trasformare le zone di conflitto in “zone di silenzio”.

L’impunità, infatti, non solo priva i giornalisti della sicurezza, ma crea una cultura di ostilità nei loro confronti. È indispensabile porle fine per incoraggiare la libertà di espressione, sia per la salute e sicurezza dei reporter stessi, che per quella delle nostre società.

L’America Latina e i Caraibi continuano a rappresentare la regione con il maggior numero di omicidi di giornalisti, secondo il rapporto del Direttore generale dell’UNESCO sulla sicurezza dei giornalisti e il pericolo dell’impunità.

Dal 1993, più di 1.700 giornalisti sono stati uccisi mentre svolgevano il proprio lavoro e in nove casi su dieci, i responsabili non sono stati puniti. Questa impunità contribuisce alla creazione di una cultura di silenzio e a reiterare la violenza, alimentando un circolo vizioso che mette a rischio intere comunità.

Mentre gli omicidi sono la forma più estrema di censura mediatica, i giornalisti sono anche soggetti a innumerevoli minacce – che vanno dal rapimento, tortura e altri attacchi fisici all’intimidazione e molestie, particolarmente nella sfera digitale.

Le giornaliste sono particolarmente vulnerabili a minacce e attacchi, in particolare quelli effettuati online. Secondo il documento di discussione dell’UNESCO, “The Chilling: Global trends in online violence against women journalists”, il 73% delle giornaliste intervistate ha dichiarato di essere stata minacciata, intimidita e insultata online in relazione al loro lavoro.

Il Piano d’azione delle Nazioni Unite

Il Piano d’azione delle Nazioni Unite sulla sicurezza dei giornalisti è il primo sforzo ideato dall’ONU per affrontare gli attacchi e l’impunità per i crimini contro i giornalisti, riunendo vari organismi delle Nazioni Unite, autorità nazionali, media e organizzazioni della società civile per avere un impatto olistico sul contesto globale.

Da quando il Piano è stato adottato, la questione della sicurezza dei giornalisti ha acquisito maggiore visibilità all’interno delle Nazioni Unite, come evidenziato dal maggior numero di dichiarazioni, risoluzioni e altri testi normativi pubblicati di recente, e dall’Appello per l’azione per i diritti umani del Segretario generale dell’ONU. La protezione dei giornalisti fa inoltre parte dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Il Piano ha contribuito alla creazione di coalizioni internazionali di governi e società civile e a realizzare cambiamenti concreti come la creazione di meccanismi nazionali di sicurezza in almeno 50 paesi.

Nonostante questi ottimi risultati, il percorso rimane arduo. L’alto tasso di impunità persiste e nuove forme di continuano ad emergere. La celebrazione della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti è cruciale per portare attenzione a questa questione cruciale e per sollecitare azioni concrete.

Eventi e iniziative globali

Quest’anno, la commemorazione mondiale della Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti si terrà dal 6 al 7 novembre 2024 presso la sede dell’Unione africana ad Addis Abeba, in Etiopia, sotto il tema Sicurezza dei giornalisti nelle crisi e emergenze. Per maggiori informazioni, si prega di cliccare qui.

Per altri eventi, organizzati da enti regionali e locali in collaborazione con l’UNESCO, si prega di cliccare qui. Segnaliamo tra questi eventi, in quanto pertinente al mandato di UNICRI, la conferenza  “Strategies to Strengthen Capacities of Judiciaries on Artificial Intelligence, Freedom of Expression and the Rule of Law” nella Repubblica di Corea. Durante questa sessione, l’UNESCO lancerà le sue Linee guida per l’uso dell’IA da parte degli operatori giudiziari e discuterà l’uso dell’IA nel sistema giudiziario, nonché implicazioni dei diritti umani di AI che il sistema giudiziario deve essere pronto ad affrontare. Per maggiori informazioni e per registrarsi, si prega di cliccare qui.

#TruthNeverDies è una campagna sviluppata congiuntamente dall’UNESCO e dal DDB Paris per commemorare la Giornata. In molti casi, le minacce di violenza e gli attacchi contro i giornalisti non sono adeguatamente indagati. L’UNESCO è preoccupata che l’impunità danneggi intere società mascherando gravi violazioni dei diritti umani, corruzione e criminalità.

FONTI: UN

FOTO: “Journalists covering a terrorist attack in Kenya. Reporters face many dangers in trying to cover stories and expose wrongdoing.” ©UNESCO/Enos Teche. UN