“L’impunità aggrava le sofferenze e le angosce. Secondo il diritto internazionale, le famiglie e le società hanno il diritto di sapere la verità su ciò che è accaduto. Invito gli Stati membri a rispettare questa responsabilità.”
António Guterres
Molto più di una violazione dei diritti umani
La sparizione forzata rappresenta molto più di una semplice violazione dei diritti umani: è una strategia di terrore utilizzata per diffondere paura e controllo all’interno della società. Tale pratica è diventata un problema globale e non è limitata a una specifica regione del mondo. Questo fenomeno, un tempo associato principalmente a dittature militari, oggi si manifesta in contesti di conflitti interni complessi, soprattutto come mezzo di repressione politica degli oppositori.
Oltre alla scomparsa delle vittime, di particolare preoccupazione sono:
- le continue molestie nei confronti dei difensori dei diritti umani, dei parenti delle vittime, dei testimoni e dei legali che si occupano di casi di sparizione forzata;
- l’abuso da parte degli Stati delle misure antiterroristiche come pretesto per violare obblighi internazionali;
- l’impunità ancora diffusa per la sparizione forzata.
Particolare attenzione deve essere prestata anche a gruppi specifici di persone particolarmente vulnerabili, come i bambini e le persone con disabilità.
La definizione di sparizione forzata
Secondo la Dichiarazione sulla protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, proclamata dall’Assemblea Generale nella risoluzione 47/133 del 18 dicembre 1992 come un insieme di principi per tutti gli Stati, si verifica una sparizione forzata quando:
“degli individui vengono arrestati, detenuti o rapiti contro la loro volontà o altrimenti privati della loro libertà, per mano di funzionari di diverso livello di un Governo, o da gruppi organizzati o individui privati che agiscono per conto di quest’ultimo, o con il sostegno, diretto o indiretto, del Governo in questione, seguite da un rifiuto di rivelare il destino o il luogo in cui si trovano le persone in questione o da un rifiuto di riconoscere la privazione della loro libertà, il che colloca tali persone al di fuori della protezione della legge.”
Background della giornata
Il 21 dicembre 2010, con la sua risoluzione 65/209, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per l’aumento delle sparizioni forzate o involontarie in varie regioni del mondo. Con la stessa risoluzione, l’Assemblea ha accolto con favore l’adozione della Convenzione Internazionale per la Protezione di Tutte le Persone dalle Sparizioni Forzate, e ha deciso di dichiarare il 30 agosto la Giornata Internazionale delle Vittime delle Sparizioni Forzate, da osservare a partire dal 2011.
La privazione dei diritti umani
Ad essere colpite della sparizione forzata non sono solo le vittime stesse, ma anche i loro amici e la loro famiglia e più in generale l’intera comunità di cui fanno parte. Inoltre, essendo “scomparse” dalla società, le vittime di sparizioni forzate, sono in realtà private di tutti i loro diritti e sono alla mercé dei loro rapitori. Alcuni dei diritti umani che le sparizioni forzate violano regolarmente sono: il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona; il diritto di non essere sottoposti a tortura o ad altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti; ma anche, il diritto alla protezione e all’assistenza della loro famiglia ed il diritto a un adeguato tenore di vita.
Un crimine contro l’umanità
Sia lo statuto di Roma della Corte penale internazionale, entrato in vigore il primo luglio 2002, che la convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2006, hanno dichiarato che la sparizione forzata va inquadrata nell’ambito dei crimini contro l’umanità e, pertanto, non è soggetta a prescrizione. Questa classificazione consente alle famiglie delle vittime il diritto di chiedere risarcimenti e di esigere la verità sulla scomparsa dei loro cari.
Di seguito, un video pubblicato dall’Ufficio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite in occasione della Giornata Internazionale:
FONTE: UN
FOTO: OHCHR Messico. “Le famiglie e gli amici delle vittime sperimentano una lenta angoscia mentale, non sapendo se la vittima è ancora viva e, in caso affermativo, dove sia detenuta, in quali condizioni, e in quale stato di salute.” UN