La corruzione e la criminalità organizzata minano le entrate pubbliche, indeboliscono la credibilità delle istituzioni e ostacolano gli obiettivi di sviluppo a lungo termine. Il recupero dei beni, ed in particolare il riutilizzo sociale di quelli confiscati e sequestrati, è una risposta necessaria affinché le risorse di provenienza illecita – dai proventi finanziari al settore immobiliare – non siano soltanto recuperati, ma anche trasformati in strumenti utili per rispondere ai bisogni della comunità.
Questo processo si inserisce all’interno del più ampio ciclo del recupero dei beni, che comprende il tracciamento, la confisca, la gestione e, infine, la restituzione. Il riutilizzo sociale non si limita a sanzionare il crimine: mira a reintegrare risorse precedentemente illecite nel tessuto sociale, sostenendo settori chiave come sanità, istruzione, lavoro e servizi pubblici. Restituire alla comunità ciò che era stato sottratto, generando benefici concreti e duraturi, rafforza la fiducia dei cittadini nella legalità e contribuisce al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.
Questa strategia è pienamente in linea con l’Agenda 2030 e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), in particolare con l’SDG 16.4 (rafforzamento del recupero e della restituzione dei beni rubati e riduzione dei flussi finanziari illeciti) e l’SDG 16.5 (riduzione della corruzione in tutte le sue forme). Tuttavia, per tradurre questi impegni in risultati tangibili, sono necessari sistemi nazionali solidi e una cooperazione internazionale efficace. Nell’ambito del loro impegno a favore dello Stato di diritto, della lotta alla corruzione e della promozione della buona governance, l’Unione Europea e l’UNICRI hanno sviluppato la guida intitolata “Social Re-Use of Seized and Confiscated Assets: Good Policies and Practices”.
La guida presenta esempi di normative e pratiche da tutto il mondo, con un focus particolare sulla Eastern Partnership Region. I vari case studies illustrano diversi quadri giuridici, accordi istituzionali per la gestione dei beni recuperati e modelli innovativi per l’utilizzo dei beni confiscati a sostegno delle comunità colpite dalla criminalità organizzata, dalla corruzione e dalla criminalità che ne deriva. Inoltre, i diversi case studies illustrano una varietà di quadri giuridici, modelli istituzionali per la gestione dei beni recuperati e approcci innovativi al riutilizzo sociale, a sostegno delle comunità colpite da corruzione e criminalità organizzata. Inoltre, vengono evidenziate soluzioni pratiche per la gestione di beni complessi o deperibili, assicurando che il loro valore sia preservato e reinvestito in tempi rapidi.
La pubblicazione è stata finanziata dall’Unione Europea attraverso il Directorate-General for Enlargement and Eastern Neighbourhood (DG ENEST), nell’ambito del progetto “Support to Eastern Partnership Countries to Enhance Asset Recovery”. Coerentemente con questo impegno, l’UNICRI si dedica a fornire competenze specialistiche per assistere le autorità nazionali nel consolidamento dei quadri giuridici, nel potenziamento delle capacità istituzionali e nella garanzia che i beni recuperati siano destinati alle priorità di sviluppo in modo trasparente e responsabile.
FONTE E FOTO: UNICRI

