Roma, 10 novembre 2015 – Si è discussa oggi, durante il programma radio La Radio ne parla, la fondamentale questione relativa al cambiamento climatico e alle tematiche che saranno affrontate dai leader mondiali in occasione della prossima Conferenza sul Clima di Parigi (COP21).
Hanno partecipato al programma Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; Raimondo Orsini, Direttore della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Foundation); Christian Kroll, Project Manager della Fondazione Bertelsmann e Marina Mazzini, Responsabile dell’Ufficio Stampa dell’UNICRI.
Marina Mazzini ha affermato che dal 2000 al 2015, il periodo di attuazione degli obiettivi del Millennio, si sono verificati cambiamenti a livello globale. Dalla crisi finanziaria del 2008, ai flussi migratori, all’incremento esponenziale dei disastri naturali, ai fenomeni di estremismo violento, all’Ebola è cresciuta la consapevolezza che la risposta alle crisi debba essere coesa. I problemi non possono essere circoscritti ai paesi più in difficoltà, siamo oggi più consapevoli del fatto che le criticità di un contesto hanno il potenziale di incidere anche su altri paesi. Oggi si insiste sempre più su un’ideale di governance mondiale. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che caratterizzano l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sono improntati su quelli precedenti (Obiettivi di Sviluppo del Millennio), rispecchiano le lezioni apprese, ma soprattuto si indirizzano alla radice dei problemi, sottolineando che l’approccio è cambiato rispetto al passato. La nuova agenda insiste su termini quali partecipazione, inclusività, localizzazione, resilienza e soprattutto sostenibilità.
Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, in collegamento da Parigi dove sono in corso le consultazioni preliminari della Conferenza, ha rimarcato la grave minaccia per il Pianeta causata dalle emissioni di gas serra. Un rapporto delle Nazioni Unite conferma che nel 2014 i gas a effetto serra nell’atmosfera hanno raggiunto un nuovo record storico. È necessario un maggiore impegno da parte di tutti i Paesi, una maggiore volontà di stipulare trattati internazionali per la tutela dell’ambiente. A questo proposito il Ministro ha rimarcato che il Protocollo di Kyoto, stipulato nel 1997, vedeva coinvolti solamente i paesi che contribuivano solamente per il 13% delle emissioni di gas serra. Oggi i paesi impegnati nella riduzione delle emissioni dei gas serra sono aumentati, comprendendo quei paesi che coprono il 95% delle emissioni totali.
In merito alla questione sollevata dalla giornalista sui vincoli e le sanzioni che la COP21 potrà prevedere per i Paesi e alla posizione dell’Italia in merito, il Ministro Galletti ha affermato che l’Italia ha già sottoscritto un accordo con gli altri 28 Paesi dell’Unione Europea. Tale accordo impone una riduzione di CO2 di almeno il 40% entro il 2030. Ha quindi affermato che, indipendentemente dalla COP21, l’Italia ha già confermato il suo impegno . “Andremo a Parigi dando il buon esempio”, ha detto il Ministro, “e con un’idea in mente: un accordo è indispensabile”. Ha inoltre aggiunto che l’incontro di Parigi “sarà una svolta anche per la governance del processo”. La COP21 avvierà un percorso che è necessario portare avanti insieme agli altri Paesi, monitorando costantemente gli obiettivi da raggiungere.
Sul tema delle emissioni dei gas serra, Raimondo Orsini, Direttore della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, ha affermato che è necessario ridurre le emissioni di CO2 entro il 2050, così da mantenere l’innalzamento della temperatura globale entro i 2 gradi. Se la temperatura aumentasse di 4 gradi gli effetti sarebbero disastrosi: nei paesi colpiti da siccità, uragani e carestie, emergeranno i rifugiati climatici, di quantità assai più numerosa dei rifugiati politici attuali.
“Gli obiettivi dell’Agenda 2030 non sono un’utopia”, ha detto Mazzini, “se pensiamo che negli anni 90 il 47% della popolazione nei paesi in via di sviluppo viveva in una condizione di estrema povertà. Nel 2015 la percentuale si è ridotta al 14%”.
Mazzini ha sottolineato che questi obiettivi non rimarranno un’utopia se saranno considerati in modo serio da tutti i Paesi e gli attori in causa, compreso il settore privato. I nuovi obiettivi rappresentano una sorta di contratto sociale per la sostenibilità.
Christian Koll, Project Manager della Fondazione Bertelsmann, si è domandato se i paesi industrializzati siano pronti a rispettare l’Agenda 2030. Koll ha spiegato che il sistema economico attuale continua ad incrementare il divario tra ricchi e poveri e che lo sfruttamento eccessivo di risorse e la produzione di rifiuti sono in costante aumento. Tutto questo non aiuterà a rispettare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile. Se lo stile di vita dei paesi industrializzati non cambierà, la situazione sarà sempre più critica.
FOTO: “Briefing on COP20 Outcome and Road to COP21, Towards Climate Agreement”, ©UN Photo/Evan Schneider. UN