Utilizzare lo sport per emancipare donne, rafforzare la coesione sociale, la resilienza della comunità e costruire la pace

Antonia Marie De Meo, Direttrice dell’UNICRI

In questo periodo senza precedenti, la pandemia di Covid-19 sta avendo un impatto su tutti i settori della nostra società, compreso lo sport. Sfortunatamente, una recente ricerca dell’Università Nottingham Trent del Regno Unito ha mostrato che l’80% delle atlete crede che “la crescita dello sport femminile durante la pandemia è stata ostacolata da disuguaglianze rispetto allo sport maschile”, creando di fatto un “gender play gap” ancora maggiore. Dal calcio al rugby, gli sport maschili sono stati spesso privilegiati e riavviati prima di quelli femminili.

I rapporti sostengono che, durante la pandemia, le donne hanno dovuto assumersi maggiori responsabilità familiari, che, a loro volta, hanno influenzato negativamente il tenore delle loro attività e l’accesso allo sport. Per questo motivo, l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI – United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) crede che sia essenziale pianificare il presente e preparare il futuro per garantire che le donne possano continuare a praticare sport mentre il mondo si riprende dalla pandemia. Per UNICRI, lo sport è uno strumento per promuovere il dialogo, l’impegno civico, l’autorealizzazione, l’istruzione, lo sviluppo della comunità, il benessere fisico e mentale, e la resilienza, che sono fattori chiave per raggiungere la coesione sociale, la giustizia e lo stato di diritto.

Il ruolo centrale dello Sport è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030: “Lo sport è un importante fattore di sviluppo sostenibile”, poiché contribuisce in modo positivo a tutti gli aspetti dello sviluppo umano. Secondo le Nazioni Unite, lo sport aiuta nella ripresa delle persone dai traumi legati alla guerra e a ricostruire le società post-conflitto. Inoltre, riunisce le comunità divise e fornisce una piattaforma per l’interazione con gruppi esclusi o emarginati. Lo sport è un ponte per la comprensione reciproca, la riconciliazione, l’unità, l’uguaglianza e una cultura di pace.

Nel 2002, l’UNICRI ha lanciato il Programma Mondiale sulla Sicurezza dei Grandi Eventi per fornire assistenza tecnica ai decisori politici e ai professionisti che organizzano la sicurezza di tali eventi. L’UNICRI ha fornito questa assistenza a più di 70 paesi in tutto il mondo, supportandoli nella pianificazione per i giochi olimpici, i giochi regionali, le coppe del mondo FIFA e le finali della Champion’s League, così come i campionati mondiali e regionali di diverse discipline sportive. Insieme alle ONG e alle organizzazioni della società civile, l’UNICRI ha organizzato iniziative sportive per prevenire l’estremismo violento e la diffusione della radicalizzazione nelle regioni del Sahel e del Maghreb del Nord Africa, dove il potere dello sport sviluppa resilienza e coesione sociale. Questo è un lavoro di cruciale importanza per le donne, poiché sono spesso colpite in modo sproporzionato dall’esclusione e dalla diffusione della radicalizzazione.

Attraverso il partenariato con l’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Antiteorrirismo (UNOCT – United Nations Office of Counter-Terrorism), l’Alleanza delle Civiltà delle Nazioni Unite (UNAOC – United Nations Alliance of Civilizations), il Centro Internazionale per la Sicurezza dello Sport (ICSS – International Centre for Sport Security), in consultazione con il Direttorato Esecutivo del Comitato Antiterrorismo delle Nazioni Unite (CTED – UN Counter-Terrorism Committee Executive Directorate) e con la partecipazione di INTERPOL al Programma Globale sulla Sicurezza dei grandi eventi sportivi, UNICRI ha incontrato altre personalità sportive che fanno la differenza nei loro paesi.

Per esempio, Suad Galow è una super star in Somalia che usa lo sport per cambiare la vita dalla base. È fondatrice e presidente della Somali Women Foundation e presidente della Somali Basketball Federation. Suad Galow ha utilizzato la sua fondazione per focalizzare l’attenzione sulle donne somale, aiutandole a costruire il proprio futuro.

Sarah Thomas è stata la prima donna ad arbitrare il Super Bowl. Natalie Sago e Jenna Schroeder, hanno arbitrato una partita di basket NBA insieme per la prima volta, e Jenna Schroeder ha affermato di aver visto i suoi “sogni femministi diventare realtà”.

Le Olimpiadi di Tokyo dovrebbero avere una rappresentanza quasi uguale di donne e uomini in gara per la prima volta nella storia. Sono state recentemente nominate 12 donne nel comitato esecutivo, che ora avrà 19 donne tra i suoi 45 membri. Seiko Hashimoto, nuovo presidente del comitato organizzatore, ha detto che per raggiungere “l’uguaglianza di genere, crediamo che sia necessario lavorare con un senso di velocità e produrre risultati solidi”.

Oggi più che mai, ognuno di noi dovrebbe utilizzare la propria voce e le piattaforme per sostenere a gran voce i valori dello sport, soprattutto per le giovani donne a cui mancano le opportunità di esprimersi con esso, sia a causa della pandemia che di altre disuguaglianze e disparità.