LE NUOVE FRONTIERE DELLA COOPERAZIONE: IL SETTORE PUBBLICO INCONTRA IL PRIVATO

Con la recente riforma della Cooperazione allo Sviluppo italiana (Legge 125/2014) il settore privato ha guadagnato un ruolo chiave accanto ai più tradizionali attori della sfera pubblica nell’attuazione di progetti volti alla crescita dei Paesi in via di sviluppo. La formula è quella dei partenariati, previsti dalla nuova legge sulla base del riconoscimento delle imprese e degli istituti bancari come soggetti del sistema di Cooperazione, il cui apporto viene così incoraggiato.

La riforma rappresenta un passo necessario per un adeguamento ai meccanismi europei e internazionali. A questo proposito, durante il Forum politico delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (luglio 2016) si è discusso approfonditamente del coinvolgimento del settore privato. I privati, operando sul territorio, possono infatti agevolare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello locale, aspetto essenziale dei processi di crescita sostenuti dall’ONU.

L’assegnazione di un ruolo da co-protagonista al settore privato, accanto a quello pubblico, ha permesso la naturale evoluzione in Italia dell’aiuto pubblico allo sviluppo. Non si tratta dunque di una semplice modernizzazione, ma di una presa di coscienza del fatto che troppo spesso i metodi precedentemente adottati non hanno consentito di raggiungere – del tutto o in parte – i traguardi promessi e sperati.

I partenariati tra pubblico-privato generano vantaggi multipli, poiché consentono di creare in parallelo un valore economico e sociale orientato a risolvere problematiche di sviluppo a livello locale. Imprese e istituzioni finanziarie possono ora fornire un contributo aggiuntivo sul piano gestionale, tecnico e finanziario atto a supportare i progetti della cooperazione italiana. Sottintesa è la capacità di tali attori privati di assumere i rischi derivanti dalle iniziative attraverso la loro solidità economica.

Sebbene gli interessi perseguiti restino diversi, il vantaggio che le due parti ne derivano appare reciproco. Se per un’impresa la collaborazione con la sfera del nonprofit può generare la possibilità di accedere a nuovi mercati o di consolidare la propria presenza in aree geografiche già conosciute, il settore pubblico può beneficiare di una maggiore sicurezza di riuscita degli interventi, specie in termini di efficienza ed efficacia rispetto ai bisogni locali.

Il settore pubblico, tra l’altro, acquisisce il nuovo ed essenziale compito di rendere agevole la realizzazione di investimenti privati che sposino i tradizionali standard di sostenibilità ed eticità (la cosiddetta responsabilità sociale). Si tratta di una rinnovata strategia che necessita di precisi piani di politica estera e di sviluppo, sui quali, secondo l’Agenzia italiana per la Cooperazione (Aics), si concentrerà un’attenzione particolare proprio durante il 2017.

Nell’ottica delle politiche di sviluppo sostenibile, la partnership pubblico-privato è un’occasione che le istituzioni, la società civile, le imprese devono saper cogliere al meglio. A questo scopo, contributi metodologici come la “Guida alle partnership di cooperazione internazionale” della Fondazione Soliditas, supportata dall’Aics e dalla Direzione Generale Cooperazione Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, appaiono fondamentali.