Tavola rotonda: modelli di integrazione interculturale
Si è tenuta il 7 giugno presso l’Università La Sapienza la tavola rotonda “Modelli di integrazione interculturale”, organizzata dall’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI) in collaborazione con l’Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO) dell’Università La Sapienza. Tale evento ha avuto luogo nel contesto del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’Asvis-Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
L’incontro che si è articolato in tre sessioni: “Migrazione e Sviluppo”, “Migrazione e Cittadinanza” e ”Identità e prevenzione della radicalizzazione”, è stato moderate dal Professor Giorgio Milanetti, coordinatore del progetto di Ateneo C26A15STH7: Understanding radicalism religious identity and politics of power within and across South Asian borders, nel contesto del quale la conferenza è stata promossa.
L’incontro ha rappresentato un’occasione di confronto a più voci sul tema dell’integrazione come strumento di contrasto alla radicalizzazione e a fenomeni quali i discorsi e i crimini d’odio.
La conferenza ha messo in luce l’importanza dell’integrazione tra i diversi attori coinvolti nella gestione del fenomeno migratorio e in particolare nella promozione dell’integrazione dei migranti e delle comunità.
Rappresentanti delle istituzioni (qui ricompreso il corpo diplomatico), delle organizzazioni internazionali, della società civile, del mondo accademico e della ricerca hanno approfondito il tema dell’integrazione in un’ottica multidisciplinare, elemento fondamentale per la comprensione e il miglioramento dell’approccio a un fenomeno così complesso.
La testimonianza diretta dell’”Archivio della Memoria dei Migranti” (Archive of Migrant Memories) così come il contributo di Ahmad Ejaz, mediatore interculturale e giornalista di origini pakistane, e di Adrien Cleophas Dioma, originario del Burkina Faso e coordinatore del gruppo “Migrazioni e sviluppo” del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo, hanno reso l’evento un punto d’incontro fra esperienze personali e professionali permettendo di superare lo stereotipo della cosiddetta categoria “migrante”.
“Il nostro intento non è lavorare sui migranti ma con i migranti” è stato detto all’apertura dalla professoressa Mara Matta. Un punto fondamentale che tutti i relatori hanno ripreso durante i loro interventi.
L’UNICRI ha contribuito alla conferenza presentando l’esperienza sviluppata nel contesto di programmi che mirano a favorire la coesione sociale e a prevenire l’estremismo violento. Itziar Arispe, funzionaria dell’UNICRI, ha sottolineato l’importanza del rafforzamento delle comunità e dello stato di diritto nelle regioni interessate da fenomeni migratori, e presentato l’azione di sostegno dell’UNICRI alla società civile nel contesto di progetti sostenuti dall’Unione europea.
Inoltre, dal 2012 l’UNICRI ha condotto una serie di progetti – nell’ambito di consorzi europei e internazionali – volti alla prevenzione e al contrasto dei crimini d’odio e dei discorsi d’odio online attraverso: la ricerca applicata; il rafforzamento delle capacità delle forze dell’ordine, degli avvocati, dei giuristi e dei rappresentanti della società civile e tramite lo sviluppo di strumenti ed eventi formativi. L’Istituto ha altresì contribuito allo sviluppo di strumenti tecnologici che incoraggiano le vittime e i testimoni a denunciare i crimini d’odio.
L’Onorevole Milena Santerini, Relatore Generale per la lotta al razzismo e all’intolleranza del Consiglio d’Europa, ha sottolineato come l’identità culturale ed etnica siano elementi dinamici in continua evoluzione e come il multiculturalismo sia un elemento di crescita e non una causa delle problematiche relative alla sicurezza, riflessione condivisa anche da Costanza Hermanin, Consigliere Politico presso il Ministero della Giustizia . Questa riflessione e la consapevolezza della necessità di un miglioramento del quadro legislativo italiano in materia di integrazione hanno arricchito il confronto e rilanciato il proposito di continuare a lavorare insieme e in rete.