Rapporto ASviS 2017

Si è tenuta giovedì 28 settembre, alle ore 10:30, presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati, alla presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, la presentazione del Rapporto ASVIS 2017.

Dopo la presentazione, l’ ASVIS ha iniziato la campagna di approfondimento sulla posizione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Ogni giorno verrà pubblicata un’analisi flash tratta dal Rapporto ASviS 2017 sulla situazione del nostro Paese e sulle proposte dell’Alleanza riguardo povertà, fame, salute, educazione, ambiente e tutti gli altri temi al centro degli SDGs.

La campagna durerà 17 giorni, uno per ogni SDG.

Goal 1: “Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo”

Povertà: sulla strada giusta per combatterla, ma il ReI va potenziato

Nel 2016 le famiglie in povertà assoluta erano 1,6 milioni (il 6,3% delle famiglie residenti) per un totale di 4,7 milioni di individui, il livello più alto dal 2005. Il Mezzogiorno registrava l’incidenza più elevata di soggetti in povertà assoluta (8,5% delle famiglie e il 9,8% di individui). La condizione dei minori è in forte peggioramento; per loro l’incidenza della povertà assoluta è pari al 12,5% nel 2016 ed è triplicata in circa dieci anni, come quella dei giovani tra i 18 e 34 anni (al 10% nel 2016 rispetto al 3,1% del 2005).

Il Reddito di Inclusione, operativo dal 2018, potrebbe consentire di raggiungere il Target 1.2 (ridurre almeno della metà la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni in base alle definizioni nazionali), ma per l’ASviS deve essere potenziato, sia nella componente monetaria sia nei servizi ai beneficiari.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

 L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 1 indica un netto peggioramento della situazione italiana, perché passa da 91,5 del 2006 a 68,5 del 2015 a causa di un calo dei diversi indicatori sulla povertà, sugli individui in famiglie a bassa intensità lavorativa e sulle persone che hanno rinunciato a spese mediche perché troppo costose.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Goal 2: “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”

Nutrizione e agricoltura sostenibile tra disuguaglianze e dimensione sociale

L’agricoltura italiana raggiunge risultati positivi in termini di eco-efficienza, ma permangono i fenomeni di sfruttamento del lavoro e di evasione fiscale, del tutto incompatibili con un concetto di sviluppo sostenibile che consideri anche la dimensione sociale. L’ASviS chiede di valorizzare qualità e riduzione dell’impatto sul capitale naturale.

Dal punto di vista delle politiche, il legame tra nutrizione, sicurezza alimentare e salute va affrontato su due piani: interno e internazionale. Per quanto riguarda la situazione interna del Paese, sono necessari interventi che promuovano strategie aziendali sempre più orientate alla qualità e alla riduzione dell’impatto sul capitale naturale, e che, lavorando sulla limitazione degli sprechi lungo tutta la filiera alimentare, riducano i costi degli strumenti di aiuto alle persone in difficoltà. Sul piano internazionale, è necessario definire azioni di sostegno alla conversione a un’agricoltura sostenibile per la riduzione della povertà alimentare e della malnutrizione.

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Leggi le proposte dell’Alleanza su Capitale umano, salute e educazione

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 2 indica un sensibile miglioramento della situazione italiana, perché passa da 100 del 2010 a 114,2 del 2015 anche se nel biennio 2012-2013 aveva fatto registrare un calo consistente dovuto soprattutto ad un aumento dell’eccesso di peso tra i bambini, poi rientrato.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Goal 3: “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”

Progressi per la salute, ma persistono gravi disparità di accesso ai servizi

Nonostante il miglioramento rispetto all’Obiettivo 3, persistono forti disuguaglianze di fronte all’offerta sanitaria, in termini di accesso e di qualità. Secondo l’ASviS occorrono maggiori attenzioni nei confronti di tutte/i e in ogni Regione.

I nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza) prevedono importanti ampliamenti delle cure che le unità sanitarie di tutto il Paese sono tenute ad assicurare in regime di Servizio sanitario nazionale (Ssn), specie per quanto riguarda alcune aree che in precedenza erano parzialmente o del tutto scoperte, ed in particolare cronicità, disabilità e prevenzione. Sussistono, però, alcune incertezze rispetto alle risorse da destinare alle nuove aree di cura indicate e, soprattutto, all’attuazione del provvedimento in tutte le Regioni, in particolare in quelle in cui persistono forti disparità di accesso all’assistenza.

Per ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi si propone di: definire criteri e parametri per la realizzazione di una piena uguaglianza di tutti di fronte alla malattia e alla prevenzione; ridefinire i confini del rapporto tra attuazione dei diritti e vincoli di bilancio; vigilare sulle forme di offerta privata incontrollata di servizi a domicilio o “su strada” offerti da una miriade di soggetti, alcuni dei quali scarsamente qualificati; garantire una più capillare digitalizzazione della sanità; porre maggiore attenzione alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti delle donne durante tutto l’arco della vita riproduttiva, attraverso il potenziamento dei consultori familiari su tutto il territorio nazionale, l’accompagnamento al parto-nascita, l’aumento dei punti di ascolto per fronteggiare la violenza intra-familiare e un’attenzione particolare per le esigenze della comunità Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Intersex) dal punto di vista della tutela della salute.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 3 indica un significativo miglioramento della situazione italiana, perché passa dal 76,3 del 2007 al 111,1 del 2015, soprattutto grazie ad un netto miglioramento dei tassi di mortalità e dei comportamenti a rischio, come il consumo di alcool. Si segnala però una nota particolarmente negativa: la riduzione della copertura vaccinale anti-influenzale per le persone di 65 anni e più.

 

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Goal 4: “Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”

In Italia migliora l’istruzione, ma è ancora lontana rispetto alla media europea

L’Italia progredisce nel recupero delle uscite dal sistema di istruzione e nell’introduzione dell’educazione alla sostenibilità, ma per l’ASviS si deve ancora migliorare per raggiungere l’Europa.

Da un’osservazione complessiva dei dati relativi all’Italia per il periodo compreso tra l’autunno del 2016 e la prima metà del 2017 emerge un miglioramento riguardo l’aumento del tasso di completamento degli studi terziari per i 30-34enni, salito al 26,2% dal 25,3% dell’anno precedente, e la diminuzione dal 14,7% al 13,8% della quota di uscite precoci dal sistema di istruzione e formazione dei 18-24enni. Continua, però, l’allarme circa l’elevata quota (tra il 15% e il 25%) di quindicenni che non raggiunge la soglia minima delle competenze giudicate indispensabili per potersi orientare negli studi, sul lavoro e più in generale nella vita; e continua anche la presenza di crescenti divari di genere nelle materie scientifiche e in matematica.

Secondo la valutazione dell’ASviS il raggiungimento dell’Obiettivo 4 necessita ancora della messa in atto di alcune azioni quali: il rafforzamento delle competenze di base, non solo per i giovani impegnati in percorsi formativi iniziali, ma anche per gli adulti che ne sono usciti; il contrasto alla dispersione e l’abbandono precoce degli studi (compresi quelli universitari); il miglioramento dell’inclusione sociale in tutti i percorsi di istruzione e formazione.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

 L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 4 indica un netto miglioramento perché passa da 100 del 2010 a 144,3 del 2015. In questo caso si riscontra soprattutto un miglioramento della quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario e una diminuzione dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, anche se l’Italia resta ancora molto indietro rispetto alla media europea su tutti gli indicatori di istruzione e formazione.

 

 

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Goal 5: “Raggiungere l’eguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze”

Lavoro e violenza: le criticità del nostro Paese per l’empowerment femminile

Cresce il numero di donne elette nei consigli regionali e nei cda delle società quotate in borsa ma il 30% delle madri che hanno un impiego lo lascia alla nascita del figlio. Stabile il dato su femminicidi e stupri, ma aumenta la gravità degli abusi.
E’ il lavoro il punto più dolente della condizione femminile in Italia. Il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa, (per le età comprese tra i 20-64 anni è pari al 51,6% rispetto a una media Ue del 65,3%), con una forte disparità territoriale e di età. A parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori.

Per ciò che concerne la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i diritti riproduttivi (Target 5.6) l’Italia è uno dei fanalini di coda dell’Europa, attestandosi di 18 punti sotto la media europea per l’uso di anticoncezionali moderni. Solo il 17,6% delle donne usa la pillola contraccettiva, contro una media europea del 21,3%. I servizi per assicurare il rispetto della interruzione volontaria della gravidanza prevista dalla Legge 194/78 sono molto carenti in alcune Regioni, soprattutto del Sud, a causa dell’obiezione di coscienza del personale medico e paramedico, sulla quale l’Italia è stata richiamata due volte dal Comitato Europeo per i Diritti Sociali e recentemente dal Comitato Cedaw.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 5 mostra un sensibile miglioramento: il dato aumenta da 100 del 2010 a 152 del 2015, grazie alla crescita del numero di donne elette nei consigli regionali e nei consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa.

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Goal 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie

Emergenza siccità a causa di cambiamenti climatici e incapacità gestionale 

Ogni giorno l’Italia spreca risorse idriche sufficienti in un anno a 10,4 milioni di persone mentre la scarsità di acqua è una seria minaccia in 10 Regioni. All’origine del fenomeno gli effetti dei cambiamenti climatici in corso e il persistere di una incapacità gestionale delle risorse idriche in diverse aree, come evidenziato anche dal primo rapporto sullo stato del Capitale Naturale dove si sottolinea che la “disponibilità ‘teorica’ non coincide con quella ‘effettiva’ a causa della natura irregolare dei deflussi e delle carenze del sistema infrastrutturale esistente”. E non va meglio la tendenza dei ghiacciai, che in cinquanta anni si sono ridotti del 30%, passando da una superficie di 527 km2 a 370.

L’approvazione del ddl “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque” avvierebbe l’Italia nella giusta direzione per il raggiungimento del Goal 6. In particolare, verrebbe introdotto un ordine di priorità alla disponibilità della risorsa idrica che privilegia il consumo umano, a seguire quello agricolo e per l’alimentazione animale, e infine ogni altro tipo di utilizzo.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 6 passa da 100 del 2010 al 67,9 del 2015 a causa della diminuzione della quota di famiglie che non si fidano a bere acqua dal rubinetto, di una leggera diminuzione nella qualità delle acque costiere marine e una netta diminuzione dell’aiuto pubblico allo sviluppo nei settori dell’acqua e della sanitizzazione.

 

 

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Goal 7: “Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni”

Energia pulita: dalla SEN a una Strategia Energetica, Climatica e Ambientale

 A livello nazionale, la crescita delle fonti rinnovabili in energia primaria ha portato la relativa quota dal 6-8% dei primi anni 2000 a poco meno del 20% (33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, Mtep) nel 2016. Parallelamente, il contributo delle rinnovabili al consumo finale è passato dal 7,9% al 17,6% nel 2016, con una crescita lenta negli ultimi anni intorno allo 0,2% annuale, il che ha comunque consentito di superare con cinque anni di anticipo il valore obiettivo (17%) assegnato all’Italia dalla Strategia Europa 2020.
Il governo dell’energia in Italia sta per avere una svolta decisiva con la prossima adozione della Strategia Energetica Nazionale (SEN), ancora in fase di consultazione, ma senza un’espansione delle fonti rinnovabili a un ritmo almeno triplo rispetto a quello degli ultimi anni, l’obiettivo della Sen al 2030 non verrebbe acquisito, in aperto contrasto con il Target 7.2.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

 L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 7 è stato costruito sulla base dei seguenti indicatori: famiglie che non possono permettersi alcune voci di spesa: riscaldare adeguatamente la casa; consumi di energia coperti da fonti rinnovabili (in percentuale del consumo totale finale di energia); intensità energetica. Appartiene al gruppo di indicatori che mostrano un andamento piatto o altalenante.

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Goal 8: “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”

Crescono PIL, occupazione e divario tra Nord e Sud. Lontani i livelli pre-crisi

Crescono i divari territoriali tra il Nord e il Sud del Paese, con un Pil pro-capite del Mezzogiorno che nel 2015 era il 47% di quello registrato nel Nord-ovest, con un incremento del 2,2% tra il 2007 e il 2015. Allo stesso tempo però nel 2016 il Pil ha ricominciato ad aumentare e la stima dei Fondo monetario internazionale ha rialzato le stime dallo 0,9% del 2016 all’1,3% per il 2017.

Una tendenza simile riguarda il Pil pro-capite che ha ripreso a salire (+1,2%) in linea con la media Ue dell’1,5%, mentre sul piano degli investimenti si riscontra un impulso significativo, dopo la drastica caduta durante gli anni della recessione, ancora lontano però dai livelli pre-crisi, tanto che alla fine del 2016 il valore degli investimenti era del 25% inferiore rispetto al 2008.

Il tasso di occupazione è lievemente salito e molte sono le misure in campo, dal Piano nazionale industria 4.0 all’Incentivo occupazione giovani.

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Leggi le proposte dell’Alleanza su Economia circolare, innovazione e lavoro

 

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 8 appartiene al gruppo di indicatori che  mostrano un andamento piatto o altalenante, ed è stato costruito sulla base dei seguenti indicatori: tasso di crescita annuo del PIL reale per abitante; tasso di crescita annuo del PIL reale per occupato; produttività del lavoro per il totale delle attività economiche; tasso di disoccupazione; percentuale occupati sul totale popolazione; tasso di mancata partecipazione al lavoro; persone di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (Neet); tasso di infortuni mortali e inabilità permanente.

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Goal 9: “Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile”

Innovazione e infrastrutture: i progressi e le nuove proposte di intervento

Avviata in Italia una nuova stagione di politiche infrastrutturali e migliorate le tecnologie dell’informazione e il supporto all’innovazione, ma bisogna rafforzare l’innovazione basata sulle tecnologie digitali e ridurre i divari regionali.

Per progredire rispetto al Goal 9 si avanzano diverse proposte, tra cui: rafforzare ulteriormente i piani relativi ad Industria 4.0 e all’Agenda Digitale, individuando più efficaci forme di collaborazione tra centri di ricerca e imprese, non solo quelle medio-grandi; disegnare interventi dedicati ad accrescere le dimensioni del sistema industriale del Mezzogiorno e a potenziare le sue connessioni con le imprese fornitrici di servizi ad alta intensità di tecnologie e innovazione, anche per bilanciare le ricadute fortemente eterogenee e a netto favore delle regioni del Nord che avrà l’attuale Piano Industria 4.0; promuovere e incentivare maggiormente l’open-innovation come modalità di R&S delle imprese, che in questo modo si aprirebbero a collaborazioni con piccole e medie imprese, università e centri di ricerca, generando una complessiva crescita del livello di competenze; nuove e importanti opere aeroportuali e ferroviarie che utilizzino al meglio gli investimenti già fatti e le infrastrutture esistenti, puntando all’integrazione delle diverse modalità di trasporto, alla modernizzazione dei servizi e a più stretti ed armonici rapporti con il territorio; prevedere una leva premiale in tutti gli appalti pubblici in cui il servizio digitale viene inserito nella progettualità di infrastrutturazione, cogliendo in tutti i settori le potenzialità derivanti dall’emergente tecnologia della comunicazione di rete Internet of Things (IoT).

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Leggi le proposte dell’Alleanza su Economia circolare, innovazione e lavoro

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 9 indica un significativo miglioramento della situazione italiana (seppure con un lieve peggioramento tra il 2014 e il 2015), perché passa dall’81,7 del 2004 al 104,3 del 2015, con progressi relativi soprattutto all’intensità della ricerca, l’incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione e la diffusione di banda larga tra le famiglie e l’uso di internet. Stagnante appare, invece, il valore aggiunto dell’industria manifatturiera e diminuisce il tasso di innovazione del sistema produttivo.

 

 

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Goal 10: “Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni”

La crisi ha accentuato le disuguaglianze di reddito, più gravi della media europea

La lunga recessione e la debole ripresa economica hanno profondamente inciso sul tessuto sociale del Paese, in particolare sulle fasce più deboli.

Il divario fra il reddito disponibile equivalente ricevuto dal 20% della popolazione con più alto reddito (quintile più ricco) e quello del 20% con più basso reddito (quintile più povero) è, in Italia, molto elevato ed è aumentato nell’ultimo decennio: il rapporto interquintilico è passato dal 5,4 del 2006-2007 al 5,6 del 2012 al 5,8 del 2015, rispetto a una media europea che si attesta al 5,2. Alcune regioni (Sicilia, Sardegna, ma anche Umbria, Lombardia e Lazio) registrano negli ultimi tre anni un forte aumento delle disuguaglianze di reddito.

Per ridurre le disuguaglianze occorre innanzitutto potenziare il Reddito di inclusione all’inizio della nuova legislatura e sviluppare e realizzare con urgenza un piano di contrasto alla povertà. Inoltre, sono necessari interventi pre-redistributivi in grado di incidere sull’effettiva parità di accesso alle opportunità e sulla formazione dei redditi primari, attraverso linee di intervento prioritarie quali: la realizzazione di un’azione pubblica che riduca i divari derivanti dall’influenza delle condizioni familiari sulla capacità di accedere a servizi di qualità nei campi dell’istruzione e della salute; l’accesso di persone con competenze  imprenditoriali al governo delle imprese e ai risultati della ricerca, nonché la partecipazione e il contributo autonomo dei lavoratori alle imprese, ad esempio mediante una maggiore partecipazione in azienda di manager esterni, misure per favorire il trasferimento dell’azienda in caso di operazioni di workers buyout, una rimodulazione delle norme riguardanti le imposte di successione e la promozione di modelli di impresa socialmente responsabile.

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Leggi le proposte dell’Alleanza su Povertà e disuguaglianze

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 10 indica un significativo peggioramento della situazione italiana, perché passa dall’86 del 2004 al 68,4 del 2015 a causa della variazione negativa del reddito familiare pro-capite e dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile.

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Goal 11: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”

Città italiane poco sostenibili: 44 discariche ancora fuorilegge

Sul piano internazionale diversi sono stati gli sforzi e i richiami ai temi delle città e delle infrastrutture sostenibili, tra cui si segnala il “Pact of Amsterdam. Urban Agenda for the EU”, la conferenza Habitat III dell’Onu a Quito, terminata con la “New urban Agenda” e la pubblicazione del Cultural and Creative Cities Monitor 2017 da parte del Joint Research Centre della Commissione Ue. Sul piano nazionale, l’Italia ha elaborato il Programma operativo nazionale “città metropolitane 2014 – 2020”, cui afferiscono 892,9 milioni di euro. Inoltre, il Governo ha firmato i “Patti per il Sud” con Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo e Cagliari, il “contratto Istituzionale di sviluppo” con Taranto e accordi con Milano, Firenze, Genova e Venezia.

Nel 2017 la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte per l’infrazione alla direttiva del 1999, che prevedeva entro il 2009 la chiusura o l’adeguamento alle nuove norme europee delle discariche attive nel 2001. A tutt’oggi 44 discariche non sono ancora in regola.

Nel Rapporto ASviS 2017 le proposte per tentare di trasformare le sfide offerte dai contesti urbani in opportunità sono state: una netta transizione digitale, con lo sviluppo delle smart city per l’attuazione della Strategia per la crescita digitale 2014–2020 e per la Banda ultralarga; la rigenerazione delle città e la sicurezza del territorio, mettendo in relazione il progetto “Casa Italia” con una Strategia per la rigenerazione urbana fondata su interventi sociali e culturali sulle periferie, zone maggiormente vulnerabili; politiche abitative, anche con un adeguato rifinanziamento della Legge n. 80 del 2014 (Piano casa); politiche di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio; un piano per la mobilità volto all’eliminazione dell’uso delle auto alimentate con i carburanti tradizionali e la riduzione drastica del numero delle vittime su strada.

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Leggi l’analisi del Goal 11 nel Rapporto ASviS 2017

Leggi le proposte dell’Alleanza su Città, infrastrutture e capitale sociale

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 11 appartiene al gruppo di indicatori che mostrano un andamento piatto o altalenante, ed è stato costruito sulla base dei seguenti indicatori: indice di bassa qualità dell’abitazione; spesa pubblica pro capite a protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici; spesa pubblica per i servizi culturali; rifiuti urbani conferiti in discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti; municipal waste generated; esposizione della popolazione urbana all’inquinamento atmosferico da particolato (<2.5μm e <10μm).

Consulta il database: indicatore per il Goal 11

Goal 12: “Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”

Meno consumo e più riciclo: in Italia cresce l’attenzione all’economia circolare

Nel corso dell’ultimo anno è cresciuta nella società e nell’imprenditoria italiana la consapevolezza che solo un’innovazione che guardi simultaneamente alla dimensione tecnologica, all’aumento di produttività e alla riduzione del consumo di risorse naturali sia in grado di rimettere in moto uno sviluppo economico di dimensioni adeguate.

Il mondo produttivo, infatti, sta finalmente comprendendo l’importanza del passaggio all’economia circolare, che riduce i costi di produzione, assicura la sostenibilità dei processi produttivi e favorisce lo sviluppo di nuovi prodotti, maggiormente in linea con la sensibilità ambientale delle nuove generazioni.

Un importante passo sul fronte dell’economia circolare si è avuto il 12 luglio 2017, quando il Ministero dell’Ambiente ha aperto una consultazione pubblica sul Documento di inquadramento e posizionamento strategico “Verso un modello di economia circolare per l’Italia”. Il documento esamina 12 tematiche, dall’identificazione dei settori merceologici e delle categorie dei prodotti da cui iniziare l’applicazione del modello di economia circolare all’identificazione delle opportunità per il settore pubblico e per quello privato, dall’analisi delle attuali barriere, sia normative che fiscali, alla richiesta di indicazioni concrete circa possibili future iniziative legislative, programmi di sostegno e campagne di sensibilizzazione.

Per favorire la piena attuazione del modello di economia circolare e consentire a un numero crescente di imprese di coglierne i molteplici vantaggi, sono necessari alcuni sforzi in più. In particolare, occorrerebbe: incentivare adeguatamente l’uso efficiente delle risorse esistenti; favorire condizioni di sostenibilità economica per le aziende che decidano di ripensare i prodotti riducendo l’impatto ambientale; condurre campagne mediatiche e di formazione destinate a tutti i cittadini e consumatori, per favorire pratiche di consumo responsabile.

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L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

 

 

 

 

 

 

 

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 12 mostra un netto miglioramento passando dal 67,2 del 2004 al 124,6 del 2015 grazie sia alla diminuzione del consumo materiale che all’aumento della quota di riciclo e di raccolta differenziata dei rifiuti.

Consulta il database: indicatore per il Goal 12

L’Italia e il Goal 13: lotta contro il cambiamento climatico

Novità sul fronte del cambiamento climatico, ma i Target sono ancora lontani

Sul piano nazionale, l’Italia nel 2017 ha prodotto diverse novità: la proposta di un Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), aperto alla consultazione fino al 15 ottobre 2017, la creazione della nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snss) e l’annuncio della preparazione del Piano Nazionale Clima ed Energia. Come richiesto dall’Unione europea, il Piano dovrà integrare i temi dell’energia con quelli ambientali. Novità del 2017 è anche la Strategia Energetica (Sen) che adotta i Target Eu 2030.
Secondo l’analisi dell’ASviS, per realizzare l’obiettivo di stabilizzazione dell’aumento della temperatura a 1,5°C è necessaria e non più rimandabile, una riforma fiscale ecologica che includa i canali di finanziamento Emission Trade Scheme (Ets) europeo e Carbon Tax per finanziare le tecnologie low carbon e per promuovere l’occupazione e la competitività. Si ritiene, inoltre, che la mitigazione richiesta dall’Accordo non si potrà raggiungere senza interventi mirati come: l’introduzione di un limite inferiore al prezzo del carbonio per i settori energetici ed energivori e una riforma fiscale, per gli altri settori, capace di portare il costo di mercato della tonnellata di Ghg (greenhouse gas – gas serra) al di sopra dei 50€.
Un’altra proposta riguarda l’integrazione della Sen con il Piano energia-clima in una Strategia energetica, climatica ed ambientale (Sean), capace di unificare le politiche del Paese, sostenendole con adeguati investimenti per la transizione ecologica e una nuova fiscalità, e di spostare progressivamente il carico dal reddito alle risorse ed alle esternalità ambientali negative.

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Leggi l’analisi del Goal 13 nel Rapporto ASviS 2017 

Leggi le proposte dell’Alleanza su Cambiamento climatico e energia

 

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

Nel caso del’Obiettivo 13, l’ASviS non presenta ancora un indice composito, ma un indicatore particolarmente significativo (headline): gas serra totali secondo i conti delle emissioni atmosferiche.  Secondo questo indicatore la situazione migliora sensibilmente, dal 75,5 del 2004 al 135,5 del 2014, in gran parte a causa della crisi economica e della riduzione dell’attività produttiva.

 

Consulta il database: indicatore per il Goal 13 

Goal 14: ” Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”. 

Meno consumo e più riciclo: in Italia cresce l’attenzione all’economia circolare 

Rispetto a quasi tutti i Target dell’Obiettivo 14, l’Italia presenta un notevole ritardo, anche se è visibile un lento miglioramento. A livello nazionale, infatti, è indietro sulla tabella di marcia stabilita dalla Direttiva quadro 2008/56/Ce sulla strategia per l’ambiente marino che impone il raggiungimento nel 2020 del Buono stato ecologico (Bse). Se l’Italia rispettasse gli obblighi della Direttiva (recepita con D.Lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010), buona parte dei Target del Goal 14 sarebbero già di prossimo conseguimento. E purtroppo, così non è. Malgrado il suo carattere geografico di penisola con un alto rapporto di sviluppo lineare costiero rispetto alla sua superficie territoriale, le performance dell’Italia per il monitoraggio delle misure imposte dalla Direttiva, rispetto agli altri Paesi Ue interessati, risultano tra le meno adeguate e per alcune attività di monitoraggio non si prevede il rispetto della soglia temporale del 2020.

Il dato più allarmante risulta essere il sovra-sfruttamento degli stock-ittici monitorati, con una quota dell’88% nel 2014. Quota che rimane ancora troppo alta, sebbene il trend abbia cominciato a migliorare (nel 2013 la quota arrivava fino al 95%).

Il Rapporto ASviS 2017 suggerisce di adottare gli obiettivi specifici indicati dal Rapporto sul Capitale Naturale e tutte le misure previste dalla Direttiva europea sulla Strategia marina, garantendo che le risorse umane e materiali impegnate a tal fine siano adeguate e commisurate all’interesse ambientale, economico e sociale che l’ambiente marino riveste per il nostro Paese. Inoltre, bisogna assicurare l’immediata implementazione del programma di monitoraggio previsto dalla Direttiva (e la cui scadenza era già prevista al 2014), in linea con quanto prevedono anche i Target dell’Obiettivo 14.

Scopri di più sul Goal 14

Leggi l’analisi del Goal 14 nel Rapporto ASviS 2017

Leggi le proposte dell’Alleanza su Capitale naturale e qualità dell’ambiente

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS

L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 14 mostra un sensibile miglioramento: il dato aumenta da 74,1 del 2007 al 114,4 del 2015 soprattutto grazie al miglioramento dell’indicatore degli stock ittici in sfruttamento e ad un leggero miglioramento delle aree marine protette.

Consulta il database: indicatore per il Goal 14