26 lug – A cura di Valeria Alfonsi, Loreta Kondili, Giovanni Rezza, Maria Elena Tosti e redazione EpiCentro – Istituto Superiore di Sanità (ISS).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) celebra ogni anno, il 28 luglio, la Giornata Mondiale contro l’Epatite (World Hepatitis Day), un’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, per riflettere e divulgare informazioni su un problema di salute mondiale. La ricorrenza è stata istituita nel giorno della nascita di Baruch Blumberg, biochimico statunitense scomparso nel 2011 e insignito del premio Nobel nel 1975 per aver scoperto il virus dell’epatite B e aver sviluppato il primo vaccino.
Le epatiti sono un gruppo di malattie non del tutto conosciute, ancora molto diffuse, dovute a cause diverse, ma per la maggior parte a specifici virus. Seppure presentino una simile sintomatologia in quanto tutte molto debilitanti e durature, hanno caratteristiche diverse.
Le principali forme sono l’epatite A, B e C. L’epatite A si contrae per contaminazione fecale e quindi si trasmette per esempio a causa della scarsa igiene delle persone addette alla preparazione di cibi e pasti, mangiando cibi infetti come pesce crudo o poco cotto proveniente da acque inquinate da scolo fognario, non lavandosi le mani dopo aver cambiato un pannolino e portarle inavvertitamente alla bocca, o con rapporti sessuali a rischio. In rari casi l’epatite A può essere fulminante. Le epatiti B e C si trasmettono invece attraverso il contatto con sangue infetto o rapporti sessuali non protetti, o possono essere trasmesse da madre infetta a figlio durante la gravidanza o il parto (soprattutto l’epatite B). Entrambe le infezioni possono cronicizzare ed evolvere in cirrosi ed epatocarcinoma.
Data la loro rilevanza è molto importante sorvegliare queste malattie infettive soprattutto per valutare l’impatto delle strategie messe in campo dai decisori per contrastarne il rischio di recrudescenza, diffusione e insorgenza delle complicanze.
L’ISS: prevenzione e sorveglianza
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è l’ente pubblico al servizio delle istituzioni per la ricerca scientifica e per interventi per la promozione e tutela della salute dei cittadini. L’ISS infatti porta avanti diverse attività, sia nazionali che internazionali, di ricerca, sorveglianza, regolazione, controllo, prevenzione, comunicazione, consulenza e formazione. In particolare per l’epatite, attraverso il Sistema di sorveglianza SEIEVA (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta) l’ISS continuamente monitora l’andamento nel tempo e descrive i cambiamenti della distribuzione di queste malattie evidenziando quali sono i principali fattori che ne favoriscono l’insorgenza. L’ISS è inoltre impegnato nella ricerca e nell’identificazione dei ceppi virali circolanti.
Secondo i dati dell’ISS, in Italia, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, tutte le epatiti – e in particolare le epatiti B e C – hanno subito una generale riduzione della frequenza. Questo successo è stato ottenuto con adeguate campagne di informazione per la prevenzione e la lotta alle malattie a trasmissione sessuale, per il miglioramento della situazione socio-economica e igienico-sanitaria e, soprattutto, con la vaccinazione obbligatoria contro l’epatite B.
A fronte di questi risultati, come emerge dal sistema di sorveglianza SEIEVA, si verificano ancora ogni anno nuovi casi di epatite B tra familiari e conviventi di pazienti infetti, tra tossicodipendenti, fra operatori sanitari; questi casi potrebbero essere evitati attraverso una più efficace politica di offerta attiva della vaccinazione, ad esempio attraverso i percorsi assistenziali o i servizi per le Tossicodipendenze delle Aziende Sanitarie Locali (ASL), o programmi di educazione sanitaria.
L’epatite A è una malattia ancora presente in Italia con ricorrenti epidemie, la più ampia delle quali ha colpito in Puglia e Campania nel 1997, associata al consumo di frutti di mare. Nel 2017 un’importante epidemia di rilevanza nazionale si è verificata tra uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (men who have sex with men, MSM). Il vaccino antiepatite A è sicuro ed efficace ed è espressamente raccomandato alle persone maggiormente esposte al rischio di infezione quali: viaggiatori, operatori sanitari, personale di asili/nidi di infanzia, personale addetto alla manipolazione degli alimenti o allo smaltimento dei liquami, ma anche soggetti ad aumentato rischio a causa dei comportamenti sessuali, tossicodipendenti, soggetti che vivono a contatto con persone infette e pazienti con malattie croniche del fegato o a rischio di svilupparle.
- Guarda il videomessaggio di Giovanni Rezza – responsabile del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)
Un fronte aperto è quello dell’epatite C, la forma forse più subdola e pericolosa, che causa un’epidemia globale. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di portatori del virus. Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato l’obiettivo dell’eliminazione delle epatiti a livello globale entro il 2030 e tutti i governi dei Paesi industrializzati, Italia in testa, stanno adottando misure in tal senso. L’eliminazione dell’epatite C passa attraverso l’accesso a terapie antivirali di nuova generazione in grado di eradicare il virus nella maggioranza dei casi. L’Istituto Superiore di Sanità si occupa anche del monitoraggio dei pazienti con epatite cronica attraverso uno studio estremamente importante per indirizzare le politiche sanitarie al conseguimento di questo obiettivo.
L’ISS e lo studio delle terapie dell’epatite virale
La disponibilità di terapie efficaci e ben tollerate ha rivoluzionato l’approccio della cura dell’infezione dal virus dell’epatite C (HCV). L’Italia, grazie alle politiche di accesso al trattamento introdotte dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), raggiungerà l’obbiettivo dell’OMS per la riduzione del 65% della mortalità HCV correlata nel 2022 e, secondo le ultime analisi condotte dal Center Disease Analysis (USA), si colloca tra i 12 Paesi avviati positivamente verso il traguardo dell’OMS dell’eliminazione dell’infezione da HCV entro il 2030, a patto di mantenere alto il numero degli individui trattati.
L’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) e Società Italiana delle Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), si occupa del monitoraggio dei pazienti con epatite cronica al fine di indirizzare le politiche sanitarie al conseguimento dell’eliminazione. Attraverso la Piattaforma Italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti viRali (PITER), che vede coinvolti più di 100 centri clinici, viene monitorato nel tempo un campione di più di 10 mila pazienti con infezione cronica da HCV, rappresentativi dei pazienti seguiti su tutto il territorio nazionale, per raccogliere informazioni cliniche, laboratoristiche e di esito, e valutare l’impatto a lungo termine dei nuovi farmaci. Lo studio PITER, attraverso l’elaborazione di modelli di costo-efficacia ha dimostrato chiaramente che il trattamento di tutti i pazienti con epatite C migliora la salute e risulta economicamente sostenibile per il Sistema Sanitario Nazionale. Questi dati sono stati la base scientifica delle politiche sanitarie e dei nuovi criteri di trattamento messi in atto in Italia dall’AIFA che, dal 2017, prevedono il trattamento universale dell’epatite C cronica. Un importante traguardo per il nostro Paese. Tuttavia cosiddetto il linkage to care è oggi un problema chiave per ottenere il raggiungimento degli obbiettivi fissati dall’OMS e dal Piano nazionale di eliminazione dell’HCV. Pertanto attraverso i dati della piattaforma PITER e i dati reali di trattamento forniti dall’AIFA sono stati studiate delle strategie per aumentare il linkage to care, quindi un eventuale “case finding” intensificato attraverso screening mirato su particolari coorti di nascita della popolazione generale, che presentano una più alta probabilità di elevata prevalenza dell’infezione.
- Guarda il videomessaggio di Loreta Kondili – Responsabile scientifico della Piattaforma PITER, Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Per approfondire consulta anche la sezione dedicata alle epatiti virali sul sito EpiCentro dell’ISS e sul sito dedicato al Progetto PITER.
Fonte: Unric