Secondo le ultime analisi delle Nazioni Unite, portate avanti in vista della Giornata mondiale contro l’AIDS, le disuguaglianze sociali sono uno degli ostacoli più importanti alla lotta globale contro la pandemia di AIDS. Sulla base delle tendenze attuali, il mondo non raggiungerà gli obiettivi globali concordati entro il 2030. Tuttavia, il nuovo rapporto dell’UNAIDS, Dangerous Inequalities, mostra come agire per affrontare le disuguaglianze possa portare la lotta all’AIDS sulla buona strada.
A quattro decenni dalla prima risposta concreta all’HIV, persistono ancora disuguaglianze per quanto riguarda i servizi più basilari come test, cure e preservativi. I dati di UNAIDS sulla risposta globale all’HIV rivelano che durante gli ultimi due anni di COVID-19 e altre crisi globali, i progressi contro la pandemia di HIV hanno vacillato, le risorse si sono ridotte e, di conseguenza, milioni di vite sono ora a rischio. Nel 2021, 650.000 persone sono morte a causa dell’AIDS e 1,5 milioni di persone hanno contratto recentemente il virus.
Le giovani donne in Africa rimangono colpite in modo sproporzionato, mentre la copertura dei programmi dedicati a loro rimane troppo bassa. In 19 paesi ad alto carico in Africa, programmi specifici di prevenzione combinata per adolescenti e giovani donne sono operativi solo nel 40% dei luoghi ad alta incidenza di HIV. Solo un terzo delle persone in popolazioni chiave, inclusi uomini gay e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone transgender, persone che fanno uso di droghe, prostitute e detenuti, hanno accesso regolare alla prevenzione. Popolazioni chiave affrontano importanti barriere legali, tra cui criminalizzazione, discriminazione e stigma.
Le disuguaglianze che perpetuano la pandemia dell’AIDS non sono inevitabili: possiamo combatterle. In occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS, il 1 dicembre, UNAIDS esorta ciascuno di noi ad affrontare le disuguaglianze sociali che frenano i progressi nella lotta all’AIDS. Lo slogan “Equalize” è un invito all’azione. È uno stimolo a lavorare per le comprovate azioni pratiche necessarie per affrontare le disuguaglianze e aiutare a porre fine all’AIDS. Ciò può essere fatto per esempio aumentando la disponibilità, la qualità e l’adeguatezza dei servizi per il trattamento, i test e la prevenzione dell’HIV, o riformando le leggi, le politiche e le pratiche per affrontare lo stigma e l’esclusione sperimentati dalle persone che vivono con l’HIV. Ancora, risulta fondamentale garantire la condivisione della tecnologia per consentire un accesso equo alla migliore scienza sull’HIV. Solo in questo modo le comunità saranno in grado di utilizzare e adattare il messaggio “Equalize” per evidenziare le particolari disuguaglianze e sollecitare le azioni necessarie per affrontarle.
“Possiamo porre fine all’AIDS, se poniamo fine alle disuguaglianze che lo perpetuano” afferma il direttore esecutivo dell’UNAIDS Winnie Byanyima. “In questa Giornata mondiale contro l’AIDS abbiamo bisogno che tutti siano coinvolti nella condivisione del messaggio che tutti trarremo beneficio quando affronteremo le disuguaglianze. Per mantenere tutti al sicuro, per proteggere la salute di tutti, dobbiamo #Equalize”.
Mancano solo otto anni all’obiettivo del 2030 di porre fine all’AIDS come minaccia per la salute globale. Le disuguaglianze economiche, sociali, culturali e legali devono essere affrontate con urgenza. In una pandemia, le disuguaglianze aggravano i pericoli per tutti.
“Ciò che i leader mondiali devono fare è chiarissimo”, continua Byanyima. “In una parola: equalizzare. Pareggiare l’accesso ai diritti, pareggiare l’accesso ai servizi, pareggiare l’accesso alla migliore scienza e medicina. L’equalizzazione non aiuterà solo gli emarginati. Aiuterà tutti”.
Per saperne di più: UNAIDS.org