Uniti per prevenire le violenze da parte dei partner, la violenza domestica e il femminicidio in Europa: i risultati del rapporto FEM-UNITED

Ogni giorno nel mondo 137 donne e ragazze vengono uccise da un membro della famiglia o da un partner, fidanzato, marito o ex.

Il femminicidio – inteso come la violenza esercitata sistematicamente sulle donne allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte – non è solo la forma più estrema di violenza di genere contro le donne, ma anche la manifestazione più brutale della discriminazione nei loro confronti.

Il progetto FEM-United accende un riflettore sull’urgente necessità di sviluppare e implementare strategie efficaci per contrastare il femminicidio, concentrandosi specificamente sulla prevenzione dei crimini commessi dai partner e sul contrasto alla violenza domestica.  In particolare, il progetto ha condotto un’approfondita analisi comparativa attraverso l’acquisizione di dati sul femminicidio in cinque paesi europei.

La ricerca FEM-United ha mostrato che tra il 2019 e il 2020, 629 donne sono state uccise in Germania, Malta, Cipro, Portogallo e Spagna. Il 60% è stato assassinato da un partner.

Il rapporto comparativo evidenzia alcuni risultati chiave nei cinque paesi europei, tra cui:

  • 629 femminicidi sono stati commessi tra il 2019-2020 nei Paesi presi in analisi: la maggior parte dei crimini sono avvenuti in Germania; tuttavia, il tasso proporzionale sulla popolazione svela che i dati peggiori appartengono a Cipro, seguito da Portogallo e Malta.
  • L’assassinio da parte di un partner è la forma più comune di femminicidio: il 60% di tutte le vittime identificate sono state uccise da fidanzati, mariti o ex; la maggior parte degli omicidi ha avuto luogo nella casa della vittima e/o del perpetratore.
  • I processi di raccolta dati esistenti sul femminicidio sono inadeguati e non prendono in considerazione le dimensioni di genere del fenomeno criminale, inclusa l’esistenza di IPV/DV: solo la Spagna ha istituito processi di raccolta informazioni solidi e comprensivi sugli assassini di donne, riconoscendo il legame tra femminicidio e violenza di genere.
  • Non è possibile stabilire un insieme di caratteristiche delle vittime e dei perpetratori che indichino un maggiore rischio di femminicidio: i termini di età, istruzione, occupazione, status socio-economico e background variano costantemente.
  • I femminicidi sono commessi da uomini in più del 99% dei casi.
  • Nonostante un trascorso di violenza da parte dei partner, il coinvolgimento e il supporto alle vittime da parte delle autorità prima dell’omicidio è stato scarso o nullo: solo un piccolo numero di casi   – rivela il report – era noto alla polizia o al sistema di supporto, e ancora più raramente sono state prese misure di protezione, come gli ordini restrittivi, per tutelare la vittima.
  • I media spesso romanzano e sensazionalizzano i casi di femminicidio, ritraendo i casi come incidenti isolati e utilizzando nei confronti delle vittime un linguaggio colpevolizzante o che riproduce stereotipi sessisti.
  • La disuguaglianza di genere, causa primaria di discriminazione e violenza contro le donne, persiste in tutti i paesi: anche se in misura diversa, le disparità strutturali tra donne e uomini sono notevoli ovunque.

Il rapporto comparativo stabilisce le seguenti raccomandazioni per gli stati membri dell’UE, al fine di proteggere le donne e prevenire il femminicidio:

  • Riconoscere nella legge, nella politica e nella pratica che l’uccisione di donne e ragazze legata a discriminazioni di genere è da considerarsi femminicidio.
  • Migliorare la raccolta di dati sulla violenza contro le donne per informare le politiche e strutturare congrue misure di prevenzione.
  • Migliorare la valutazione del rischio riconoscendo e affrontando i fattori di pericolo associati alla violenza dei partner, contemplando anche i comportamenti associati a coercizione e controllo.
  • Rafforzare la cooperazione e il coordinamento tra più agenzie per assicurare risposte efficaci alla violenza contro le donne. Strutturare strategie condivise per l’intervento in situazioni di rischio al fine di fornire sostegno e protezione efficaci, e monitorare i perpetratori.
  • Prendere misure per indagare gli atti di violenza contro donne e ragazze, incluso il femminicidio, e per perseguire e punire i responsabili. Tali misure dovrebbero essere sistematicamente monitorate e valutate.
  • Implementare una formazione obbligatoria per tutti i professionisti di prima linea che entrano in contatto con le vittime, informando anche sulla valutazione del rischio e sugli atteggiamenti, comportamenti e stereotipi dannosi e sessisti.
  • Promuovere l’uguaglianza di genere e contrastare gli atteggiamenti sessisti e gli stereotipi di genere che normalizzano la violenza contro le donne attraverso l’educazione e la cultura; i media devono essere coinvolti e formati sul reporting della violenza contro le donne, incluso il femminicidio.
  • Rafforzare e sostenere un sistema di intervento e supporto multidisciplinare attraverso un finanziamento adeguato e sostenibile: in particolare, dovrebbero essere fornite e garantite a livello statale risorse e finanziamenti sostenibili ai servizi specializzati per le donne, come attività di consulenza e rifugi.

Per legger il rapporto completo, cliccare qui.

FONTE: MIGS