Studio sui migranti venditori di fiori a Torino
L’obiettivo dello studio Migranti, venditori di fiori nella città di Torino condotto dall’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI) è stato quello di approfondire la conoscenza di un segmento specifico della comunità di migranti: quello dei venditori di fiori.
Chiunque transiti negli spazi pubblici della città di Torino spesso incontra migranti che vendono fiori per la strada. Tuttavia, il comportamento e il modo di vivere la città di questi migranti li rende invisibili: poco o nulla si sa di loro. Questo deriva soprattutto dal loro status legale, dalle modalità del loro arrivo in Italia, dal lavoro informale che svolgono e dai loro contatti interpersonali, che perlopiù si limitano alla comunità di appartenenza. Lo studio si è proposto così di rispondere a queste domande: Chi sono? Da dove vengono? Come e perchè sono arrivati a Torino? Come affrontano questo mestiere? Come si sentono? Sono sfruttati?
Le conclusioni dello studio si basano sulle interviste che hanno coinvolto rappresentanti delle istituzioni locali e migranti venditori di fiori, tutti di nazionalità bengalese. La maggioranza dei venditori intervistati ha dichiarato di aver viaggiato dal Bangladesh alla Libia per poi raggiungere l’Italia via terra, aria o mare. Lo studio indica che il 50% degli intervistati ha selezionato l’Italia come prima destinazione, mentre il 40% ha dichiarato che il primo paese di destinazione era la Libia.
Il costo medio pagato dagli intervistati per giungere in Italia è di 4.520 euro. In questa somma spesso sono inclusi anche i costi per l’ottenimento dei documenti di viaggio, dei vari intermediari e delle guide. Gli individui che accompagnano i migranti nelle fasi del viaggio cambiano a seconda del territorio attraversato. Questi accompagnatori sono spesso abitanti delle regioni di confine, che hanno una profonda conoscenza dell’area da attraversare, e che sono legati ai trafficanti o che prestano servizi su base contrattuale. La maggioranza dei rispondenti (63%) non possedeva risorse finanziarie sufficienti a coprire il viaggio ed è ricorsa a un prestito o ha dovuto vendere i propri terreni.
Riguardo al corridoio di immigrazione Bangladesh-Italia è qui opportuno segnalare il ruolo svolto dagli intermediari, i cosiddetti adam baparis. Adam bapari è un termine bengalese utilizzato per descrivere quelle persone che conoscono le procedure di immigrazione e le sfruttano per trarre un vantaggio economico dalla burocrazia locale connettendo le persone al mercato del lavoro italiano. I servizi di questi intermediari sono inevitabili per chiunque voglia emigrare, che si tratti di immigrazione regolare o irregolare.
Il 31% degli intervistati ha dichiarato di essere stato maltrattato durante o prima del viaggio. In particolare hanno dichiarato di essere stati derubati e minacciati da intermediari, accompagnatori e guidatori, o da altri viaggiatori. Per la maggior parte degli intervistati (80%) la vendita di fiori per strada è l’unico lavoro possibile, essendo irregolari e non avendo una conoscenza sufficiente della lingua. Il 43% degli intervistati aveva un visto valido al momento dell’arrivo, ma la maggioranza di loro era priva di qualunque titolo. Questi migranti vivono senza chiare prospettive, con la paura di non riuscire a trovare un lavoro e di non poter così aiutare la famiglia rimasta in Bangladesh e ripagare il debito contratto per arrivare in Italia. In generale, i rispondenti descrivevano le loro esperienze con le istituzioni e la popolazione italiana in maniera positiva. Il 92% di loro, alla luce della situazione in cui si trova, non consiglia però ai propri familiari o amici di vivere in Italia. Nonostante la perfetta organizzazione e divisione territoriale dei migranti che vendono fiori, i rappresentanti delle diverse istituzioni che sono stati consultati dubitavano del coinvolgimento di organizzazioni criminali in questa occupazione informale. Nonostante ciò, i sospetti legati alle possibili forme di sfruttamento permangono, considerando che il 12% dei venditori di fiori intervistati ha dichiarato di avere un capo. Sono necessarie ulteriori ricerche per approfondire tale aspetto.
Lo studio ha fatto emergere che questi lavoratori irregolari senza un permesso di soggiorno e di vendita si trovano in una condizione di vulnerabilità e di sfruttamento, soprattutto per ciò che concerne il rinnovo del permesso di soggiorno. Su queste basi, UNICRI ha prodotto una serie di raccomandazioni che mirano ad incoraggiare un cambiamento nell’attuale sistema delle quote, in maniera da migliorare la gestione dei flussi migratori.
Le raccomandazioni sottolineano l’importanza di meccanismi di cooperazione istituzionale che consentano di identificare possibili sistemi fraudolenti quali l’emissione di visti illegali e di permessi di soggiorno, l’adozione di standard e di procedure uniformi. Il sistema di quote che regoli l’entrata in Italia di individui di nazionalità straniera a scopo lavorativo dovrebbe tenere in considerazione che la fiducia reciproca è un elemento fondamentale del rapporto lavorativo. Pertanto il sistema dovrebbe basarsi su inviti ad personam senza tener conto della nazionalità del lavoratore. Il secondo aspetto critico del sistema attuale è che la selezione dei lavoratori non avviene in base al merito del singolo immigrato, ma piuttosto sulla base della tipologia dei servizi forniti (ad esempio lavoratore domestico o agricoltore). Per alcune categorie di lavoratori, ossia i badanti, il datore di lavoro non ha l’obbligo di dimostrare di poter disporre di entrate minime per onorare i termini del contratto, questo espone il sistema a forme di irregolarità.
Le raccomandazioni incoraggiano le diverse entità coinvolte nel processo a istituire meccanismi di cooperazione più stringenti, nonché un accesso comune più diretto ai dati penali dei futuri datori di lavoro e futuri impiegati, in modo da favorire una maggiore prevenzione e individuare eventuali situazioni di frode. I database usati dalle forze dell’ordine, lo Sportello Unico per l’immigrazione, il Ministero del Lavoro e altri enti interessati della pubblica amministrazione dovrebbero essere accessibili in tempo reale a tutti gli attori coinvolti, in maniera da limitare la lunghezza delle procedure e facilitare l’individuazione di false assunzioni finalizzate all’ottenimento o rinnovo del permesso di soggiorno.
Dovrebbero essere adottate procedure uniformi, trasparenti e standardizzate negli sportelli di servizio locali per limitare “forum shopping” fraudolenti. Le informazioni sui datori di lavoro segnalati per pratiche fraudolente dovrebbero essere accessibili a tutti gli attori coinvolti a livello nazionale. Il personale che si occupa di migrazione dovrebbe ricevere adeguata formazione sul traffico e la tratta di esseri umani, lo sfruttamento dei migranti e le tendenze e le prassi della criminalità organizzata.
Si suggerisce l’istituzione di piattaforme di coordinamento istituzionale a livello nazionale che coinvolgano le entità che gestiscono l’ingresso dei lavoratori stranieri, al fine di armonizzare le procedure e monitorare la situazione.
Le raccomandazioni suggeriscono inoltre il rafforzamento dei programmi di integrazione rivolti agli stranieri per ridurre le vulnerabilità dei lavoratori immigrati e promuovere la maggiore coesione sociale. Nonostante che le comunità di origine rappresentino un’importante risorsa per i migranti, è opportuno prestare particolare attenzione a livello locale al rischio di segregazione spaziale. Si incoraggiono iniziative che favoriscano per promuovere il dialogo tra comunità e favorire una reale integrazione.