«I social media glorificano e normalizzano l’abuso di droga», avverte il nuovo rapporto per il 2021, pubblicato giovedì 10 marzo dall’International Narcotics Control Board, l’Organismo Internazionale di Controllo degli Stupefacenti sostenuto dalle Nazioni Unite.
L’INCB, nel suo report annuale, mette in guardia società civile e governi sulla crescente evidenza di un legame tra esposizione ai social media e utilizzo di stupefacenti specie tra i più giovani, principali utenti: «I social media promuovono comportamenti negativi legati all’uso di droghe, rendendoli di tendenza – riferisce il presidente dell’INCB, Jagjit Pavadi, in un’intervista rilasciata a UN Radio – influencers e celebrità del web spingono i giovani a sperimentare sostanze alteranti, pubblicando contenuti e tutorial per spiegare alla platea di followers come consumare ogni tipo di sostanza, compresa l’eroina. Si sponsorizza un modello deleterio per cui drogarsi renderebbe i giovani più cool. I risultati di questa propaganda sono particolarmente dannosi per i ragazzi e i bambini, più esposti e manipolabili rispetto al pubblico adulto».
Il report invita governi e settore privato a moderare e autoregolamentare i contenuti sulle popolari piattaforme, limitando la pubblicità e la promozione dell’uso non medico delle droghe: «È imperativo affrontare tale minaccia non solo per gli utenti di adesso, ma per le generazioni future che si confronteranno su base quotidiana con i social», ribadisce Jagjit Pavadi.
A destare particolare preoccupazione è anche l’incredibile disponibilità online di pericolosi stupefacenti e la facilità nel reperirli: molte piattaforme – anche fuori dal dark web – offrono agli utenti la possibilità di acquistare cannabis, antidolorifici su prescrizione e altre sostanze illegali: «Dalla sponsorizzazione sui social media ai siti di e-commerce: basta cliccare su un link per avviare la transizione d’acquisto. Inoltre, l’utilizzo di nuovi strumenti digitali – come pagamenti mobili, servizi di portafoglio elettronico, criptovalute – permette ai criminali di nascondere le origini dei fondi illegali e massimizzare i profitti. Tali sistemi rendono anonimi utenti e processi, creando così nuove strade per i flussi finanziari illeciti».
Flussi finanziari illeciti ancora più dannosi per i paesi in via di sviluppo
Come spesso accade, a pagare il prezzo più alto sono i paesi in via di sviluppo. Solo in Africa si stima che 88,6 miliardi di dollari, pari a circa il 3,7% del prodotto interno lordo del continente, vadano persi ogni anno a causa dei flussi finanziari illegali. Gli anelli del crimine organizzato continuano a rastrellare milioni di dollari con il traffico di droga, avverte il rapporto dell’INCB, con conseguenze negative per le società che vanno dalla corruzione e la concussione, sino a violenze, povertà e disuguaglianza.
I paesi poveri hanno meno risorse e più scarse capacità di sorvegliare e affrontare i flussi illeciti: l’economia sommersa tende così a drenare le risorse pubbliche, minando gli sforzi necessari allo sviluppo: «E non parliamo solo di droga ma anche traffico di esseri umani o di animali selvatici: tutto è collegato e ha terribili conseguenze. I paesi più fragili sotto il profilo economico e sociale vedono sottratte dall’enorme quantità di denaro illecito anche le risorse per promuovere la crescita economica, ridurre la povertà, e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile», spiega l’INCB.
Per contrastare gli effetti negativi e il costo umano del commercio illegale, l’organizzazione raccomanda ai governi di affrontare tutte le fasi del traffico di droga – dalla produzione e coltivazione, alla vendita e all’occultamento dei profitti – e di condividere i dati d’intelligence sul crimine organizzato a livello internazionale: «I flussi finanziari illeciti non conoscono confini né nazionalità, è necessaria un’azione collettiva per fermarli», conclude Jagjit Pavadia. Il report ribadisce inoltre la necessità di fare del contrasto di flussi finanziari illeciti una priorità, al fine di proteggere le risorse necessarie per attuare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e per affrontare gli effetti sanitari, sociali ed economici della pandemia da COVID-19.
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