Nella prima Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il Palazzo Giustiniani di Roma ha fatto da cornice all’incontro “Vedere gli stranieri”, al quale hanno preso parte il Presidente del Senato Pietro Grasso; il Presidente della Commissione del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani, Luigi Manconi; l’attrice Maddalena Crippa; e il priore del Monastero di Bose, Fr. Enzo Bianchi.
Il Presidente del Senato Pietro Grasso, nel suo intervento d’apertura, ha evidenziato il senso profondo di questa giornata di memoria del tragico naufragio di Lampedusa di tre anni fa. “Quasi ogni giorno è il 3 ottobre 2013”, ha rimarcato il Presidente, e per questo motivo l’impegno politico sul fronte dell’immigrazione deve essere continuo e non deve limitarsi a fredde dichiarazioni d’intenti.
La successiva riflessione del Presidente Luigi Manconi si è concentrata sulla necessità – come nella citazione shakespeariana titolo dell’incontro – di vedere lo straniero, ovvero non condannarlo all’anonimato o a una rappresentazione generalizzante. Troppo spesso, ha affermato Manconi, gli immigrati finiscono per essere spersonalizzati e costretti all’impossibilità di una qualsiasi relazione con noi, perché temuti come altro da sé. Purtroppo, appunto perché ogni straniero diventa ben presto parte di un’indistinta folla, noi “abbiamo potuto tollerare”, sottolinea il Presidente, che il dramma di Lampedusa si verificasse e tolleriamo che le vittime dell’immigrazione continuino ad essere molte.
La commovente lettura del testo Lampedusa Beach da parte di Maddalena Crippa ha rappresentato il cuore dell’evento. Il monologo, tratto dalla Trilogia del naufragio di Lina Prosa, restituisce quella dimensione individuale negata a ogni migrante attraverso la storia della giovane africana Shauba, il cui destino di morte nel mare dell’isola diventa espressione della sorte drammatica di tanti. “Scenderai nell’oceano a rovistare nell’acqua?”, chiede Shauba interpretata da Maddalena Crippa.
Nella parte finale dell’incontro, il priore Enzo Bianchi si è soffermato su un insieme di riflessioni che riguardano il complesso rapporto tra l’identità e l’altro. Nel discorso, citazioni bibliche si sono accompagnate a rimandi letterari e filosofici, incentrati sull’imprecisione intrinseca alla definizione di “straniero”, poiché ciascuno di noi è in fondo straniero rispetto agli altri. La presunzione del “noi”, ha concluso il priore di Bose, dovrebbe arrendersi di fronte alla consapevolezza che i nostri modi di pensare e di essere non sono gli unici possibili, né che ciò che percepiamo come parte della nostra identità può pretendere di coincidere con la verità.