Come nasce l’idea di creare un museo sulla contraffazione?
Fausto Zuccarelli: Il museo non è ancora stato realizzato , tuttavia qualche anno fa è nata l’idea di un museo del vero e del falso, che è stata successivamente approvata dall’Unione industriali di Napoli. Si è pensato di utilizzare come sede locali confiscati alle organizzazioni mafiose, ma i costi di gestione per questo progetto rappresentano un punto di criticità che ancora permane. Nel frattempo, è stata istituita l’Associazione Museo del vero e del falso che in collaborazione con la Procura della Repubblica di Napoli ha organizzatouna mostra del giocattolo contraffato. La mostra Con i giocattoli nun s’ pazzea (Con i giocattoli non si gioca), si è tenuta nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore e ha riscosso grande successo. Sono stati esposti giocattoli sequestrati dalle Forze dell’ordine e dalla Agenzia delle Dogane. In quella sede, attraverso un percorso ben costruito e fruibile da grandi e piccoli è stato spiegato – in particolare a questi ultimi – come i giocattoli contraffatti possano nuocere alla salute.
Quali sono gli obiettivi di una mostra di questo tipo e, in futuro, di un museo del vero e del falso?
Fausto Zuccarelli: L’obiettivo principale è quello di far comprendere l’importanza dell’autenticità, partendo soprattutto dagli utenti più giovani, e sensibilizzare sui danni provocati dalla contraffazione. Questo fenomeno nuoce all’intera economia, ma anche al mercato del lavoro e alla salute.
Il fenomeno della contraffazione è a suo avviso in riduzione o in espansione?
Questo è purtroppo un mercato in espansione e per tre motivi. In primo luogo perché dal punto di vista socio-criminale commercializzare prodotti contraffatti è più conveniente sia economicamente, sia perché comporta sanzioni penali più lievi rispetto al commercio di altri prodotti ilegali come le droghe. In secondo luogo perché la domanda di beni contraffatti, in un mondo globalizzato che si basa molto sull’apparenza, è in continua crescita. Terzo elemento, che fa da collante ai precedenti due, è la presenza di etnie straniere, soprattutto cinesi o provenienti da altri paesi asiatici, che sono coinvolte nella produzione e commercializzazione di questo tipo di prodotti.
Cosa rappresenta la contraffazione per la criminalità organizzata rispetto ad esempio al ciclo criminale e a forme di reinvestimento del capitale?
Fausto Zuccarelli: Per la criminalità la contraffazione è una fonte di beni garantita che consente di ripulire il denaro. Come hanno dimostrato in questo senso indagini specifiche e le ricerche condotte da UNICRI, gran parte dei proventi illeciti della contraffazione sono stati reimpiegati per avviare attività formalmente lecite.
Quali sono gli sviluppi e l’evoluzione dei flussi illeciti di beni contraffatti?
Fausto Zuccarelli: Dieci anni fa i beni contraffatti, soprattutto nel settore dell’abbigliamento, della pelletteria e delle calzature, provenivano dall’estero già pronti per essere venduti sul mercato. Nell’ultimo decennio, essendo fortemente aumentati i controlli delle Forze dell’ordine e gli interventi della Magistratura, la strategia è cambiata. Oggi infatti, i prodotti provengono dall’estero semi-lavorati per essere poi completati in Italia, specialmente in Campania, dove si applicano le etichette e altri segni distintivi del prodotto in questione.
FOTO: Museo del Vero e del Falso