Lavoro e violenza: le criticità del nostro Paese per l’empowerment femminile
Cresce il numero di donne elette nei consigli regionali e nei cda delle società quotate in borsa ma il 30% delle madri che hanno un impiego lo lascia alla nascita del figlio. Stabile il dato su femminicidi e stupri, ma aumenta la gravità degli abusi.
E’ il lavoro il punto più dolente della condizione femminile in Italia. Il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa, (per le età comprese tra i 20-64 anni è pari al 51,6% rispetto a una media Ue del 65,3%), con una forte disparità territoriale e di età. A parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori.
Per ciò che concerne la salute sessuale e riproduttiva delle donne e i diritti riproduttivi (Target 5.6) l’Italia è uno dei fanalini di coda dell’Europa, attestandosi di 18 punti sotto la media europea per l’uso di anticoncezionali moderni. Solo il 17,6% delle donne usa la pillola contraccettiva, contro una media europea del 21,3%. I servizi per assicurare il rispetto della interruzione volontaria della gravidanza prevista dalla Legge 194/78 sono molto carenti in alcune Regioni, soprattutto del Sud, a causa dell’obiezione di coscienza del personale medico e paramedico, sulla quale l’Italia è stata richiamata due volte dal Comitato Europeo per i Diritti Sociali e recentemente dal Comitato Cedaw.
Leggi l’analisi del Goal 5 nel Rapporto ASviS 2017
Leggi le proposte dell’Alleanza su Povertà e disuguaglianze
L’indicatore composito elaborato dall’ASviS
L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per l’Obiettivo 5 mostra un sensibile miglioramento: il dato aumenta da 100 del 2010 a 152 del 2015, grazie alla crescita del numero di donne elette nei consigli regionali e nei consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa.