4 luglio. Ciné ONU Roma ha presentato “Schiavi – Le rotte di nuove forme di sfruttamento”

Per celebrare la Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani, il Desk Italia dell’Ufficio di Informazioni le Nazioni Unite di Bruxelles, UNRIC, in collaborazione con l’UNICRI ha portato l’esperienza del Ciné ONU di Bruxelles a Roma.

L’iniziativa Ciné ONU propone periodicamente a Bruxelles proiezioni di film e documentari sui temi delle Nazioni Unite, accompagnate da un dibattito con tre ospiti legati al tema trattato.

In linea con questo formato, martedì 4 luglio è stato presentato a Roma, presso la Casa del Cinema di Villa Borghese, il film documentario “Schiavi – Le rotte di nuove forme di sfruttamento” .

Trailer:

http://www.stefanomencherini-film.eu/home/index.php?option=com_content&view=article&id=24&Itemid=192.

Al filmato è seguito un dibattito al quale hanno partecipato il regista, Stefano Mencherini; la Relatrice Speciale dell’ONU sulla tratta di esseri umani, Maria Grazia Giammarinaro e Roberto Zuccolini, giornalista del Corriere della Sera e responsabile per la comunicazione della Comunità di Sant’Egidio.

Il dibattito si è aperto con l’intervento della Relatrice Speciale Giammarinaro, la quale ha approfondito la situazione complessa dei minori non accompagnati prendendo spunto dalla storia del ragazzo ivoriano raccontata nel film: il ragazzo arrivato come minorenne in Italia ha pazientemente atteso che si completassero le lunghe procedure burocratiche per il riconoscimento dello status di minore non accompagnato. Status che gli avrebbe consentito di ricevere una protezione adeguata. Ma quando è stato chiamato in commissione aveva ormai compiuto 18 anni. Il ragazzo ivoriano era fuggito da un conflitto e aveva affrontato un viaggio difficile e senza mezzi di sostentamento per poi finire in balia degli sfruttatori. La Relatrice ha evidenziato che nel mondo sono in corso molti più conflitti di quanto si sia consapevoli e precisato che anche chi decide “volontariamente” di intraprendere in viaggio può cadere nella rete degli sfruttatori. La storia di questo ragazzo è un esempio di ciò che in inglese viene definito “trafficking” e “tratta” in italiano.

Stiamo parlando di storie di nuova schiavitù, che non consistono più nella versione ’storica’ di persone incatenate, ma in storie di fortissime deprivazioni che portano gli individui a fare di tutto pur di sopravvivere”, ha concluso la giudice Giammarinaro.

L’intervento di Roberto Zuccolini si è incentrato sulla comunicazione come elemento fondamentale per affrontare un argomento così complesso come quello dell’immigrazione. Già negli anni ’80 si parlava di “emergenza immigrazione” e fin da allora le immagini che prevalevano, perché “fanno notizia”, sono quelle che rimandavano proprio all’idea di emergenza. Quelle dei barconi ne sono un esempio. Zuccolini ha continuato sottolineando i tanti aspetti sommersi, quali la schiavitù, lo sfruttamento e il lavoro nero, che vengono mostrati nel film, di cui i giornali non parlano quasi mai. Il giornalista ha poi aggiunto che fra gli aspetti sommersi ci sono anche tante storie di solidarietà e impegno, storie positive che rimangono ai margini della comunicazione mediatica, anch’esse vittime della cosidetta “legge mediatica”. E sono proprio queste storie che se raccontate potrebbero contribuire in maniera rilevante al processo di integrazione. Se non sono intraprese azioni volte a favorire l’integrazione dei migranti, quali ad esempio i corsi di lingua, si creano i presupposti per i gravi problemi che oggi fanno tanto scalpore e notizia.

Zuccolini, nella sua veste di portavoce della Comunità di Sant’Egidio, ha approfondito l’impegno della sua comunità che collabora con la Chiesa valdese per aprire dei nuovi corridoi umanitari. Ha spiegato come sono riusciti a individuare nel regolamento sui visti dell’Unione europea una clausola che consente di concedere visti a titolarità limitata. Forti di questa possibilità normativa hanno stretto un patto con il Ministero degli Esteri italiano nel 2015.  Nel 2016 è potuto così partire con un aereo (non un barcone) il primo gruppo di profughi che il giorno successivo all’arrivo in Italia frequentava già le lezioni di lingua. Questi corridoi rappresentano un primo importantissimo passo anche perché, oltre a permettere una migliore organizzazione e accoglienza, i profughi lasciano il loro paese con la consapevolezza di potersi costruire un percorso stabile nel paese di destinazione.

Durante il suo intervento il regista Mencherini ha sottolineato come, a suo avviso, l’Unione Europea consideri di poter trovare la soluzione in Libia. Un paese nel quale oggi regna una situazione ancora più complessa di quella precedente con Gheddafi. Dal suo punto di vista, l’idea di costruire una fortezza – idea che esisteva già 20 anni fa – ha costruito il disastro umanitario di oggi.

Rifacendosi all’intervento di Zuccolini, ha concluso rivolgendo al pubblico la domanda “Perché se la Comunità di Sant’Egidio, con risorse limitate, è riuscita ad attivare corridoi umanitari i governi non riescono?”.