La battaglia contro il Da’esh, un “gioco a lungo termine” – ha detto Voronkov al Consiglio di Sicurezza

Vladimir Voronkov, il Sottosegretario-Generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per l’Antiterrorismo, ha detto che il pericolo del Da’esh (il nome in arabo del network nel lungo periodo) è ancora molto reale sia in Siria che in Iraq, dove il gruppo conserva un numero stimato di 6,000-10,000 combattenti e continua a portare avanti operazioni colpisci e fuggi, agguati ed esplosioni stradali.

“Sconvolgente e chiaro richiamo”

Voronkov ha descritto i recenti tentativi di evasione da parte di combattenti del Da’esh nella città siriana di Al-Hasakah – che hanno portato a scontri diffusi e ad una crisi umanitaria che ha coinvolto la popolazione locale, inclusi bambini – come uno “sconvolgente e chiaro richiamo” alla “estrema e brutale violenza” del gruppo.

A seguito di questi eventi, un attacco mirato portato avanti dalle forze speciali degli Stati Uniti ha causato la morte del leader dell’ISIL Abu Ibrahim Al-Hashimi Al-Quraishi, segnando forse il più significativo recente colpo alla leadership del gruppo.

Ciononostante, il Sig. Voronkov ha avvertito che il Da’esh è conosciuto per la sua abilità nel raggrupparsi e persino intensificare le sue attività a seguito di grandi sconfitte.

“Abbiamo imparato durante le due scorse decade che l’antiterrorismo è un gioco a lungo termine per cui non ci sono soluzioni rapide”, ha detto, sottolineando la necessità sia di operazioni militari di antiterrorismo, sia di misure più ampie focalizzate sulla prevenzione.

Bambini detenuti

Contro questo scenario, Voronkov ha richiamato al rinnovamento degli sforzi per la ricostruzione di una fiducia sociale e per il ripristino della dignità umana.

Tale lavoro dovrebbe iniziare dall’affrontare la disperata situazione nei campi profughi e nelle strutture detentive sparse in Siria e Iraq, dove migliaia di persone – soprattutto bambini con presunti legami familiari a membri dell’ISIL – rimangono bloccati nonostante non abbiano personalmente commesso alcuna colpa.

Menzionando il rischio di una loro possibile ulteriore radicalizzazione e reclutamento, Voronkov ha accolto gli sforzi di quei Paesi Membri che hanno rimpatriato i foreign fighters e i membri delle loro famiglie.

Ciononostante, l’attuale ritmo dei rimpatri manca di un carattere di urgenza, sono quindi necessari più sforzi per assicurare la protezione, la riabilitazione e il reintegro degli individui rimpatriati.

Il Da’esh in Africa

Il Sottosegretario-Generale ha anche riportato l’espansione del network e dei suoi affiliati oltre Siria e Iraq, che, ha riferito, continua ad un ritmo e su una scala “inquietanti”.

L’epicentro delle attività del gruppo sembra ora essere il continente africano, con l’intensificazione di attività terroristiche in Africa centrale e occidentale – specialmente in Burkina Faso, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Niger e Nigeria – con il progressivo aumento di attacchi riportati nella zona di confine tra il Mozambico e la Tanzania.

Indicando un potenziale effetto domino che potrebbe arrivare anche oltre il continente,

, Voronkov ha esortato i paesi a usare ogni strumento a loro disposizione per sostenere le importanti conquiste raggiunte nel contrasto al Da’esh, prevenendo una sua ulteriore espansione regionale, limitandone le sue capacità di attacco e prevenendo ulteriori attività di reclutamento.

“Iniziando una nuova decade di antiterrosimo, è il momento di porre a noi stessi domande difficili e cercare risposte oneste”, ha concluso Voronkov.

Fonte: UN News