Conferenza Stampa del Gruppo di valutazione delle Nazioni Unite sull’impatto delle imprese su diritti umani e ambiente in Italia

Si è tenuta ieri, 6 ottobre 2021, nella cornice di Palazzo Baldassini, sede dell’Istituto Luigi Sturzo, la Conferenza Stampa di presentazione della valutazione del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. L’incontro, nel quale sono state rilasciate considerazioni preliminari alla valutazione, segna la conclusione di una visita ispettiva nel paese durata 10 giorni, dal 27 settembre al 6 ottobre, e anticipa i contenuti del Report, che verrà rilasciato completo di conclusioni e raccomandazioni al Consiglio dei diritti umani a Ginevra, nel giugno 2022.

Il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani è stato istituito dal Consiglio dei diritti umanidelle Nazioni Unite nel giugno 2011 e fa parte delle Procedure speciali, il più grande organo del sistema ONU composto da esperti indipendenti per il monitoraggio dei diritti umani. Il Gruppo di lavoro, che tratta della situazione di paesi specifici o di questioni tematiche globali, riporta al Consiglio dei diritti umani e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. I suoi membri attuali sono: Surya Deva (presidente), Elżbieta Karska (vicepresidente), Githu Muigai, Dante Pesce e Anita Ramasastry.

Durante la loro visita in Italia, articolata tra Roma, Milano, Campania, Puglia, Basilicata, Lombardia e Toscana, gli esperti, seguendo una metodologia ormai consolidata, hanno avuto modo di analizzare tutti gli aspetti più importanti delle realtà lavorative e imprenditoriali del paese, individuandone le criticità. Tali criticità, come evidenziato dal presidente Deva, incaricato di presentare le considerazioni preliminari, si dividono in due ambiti principali, quello che riguarda i diritti umani dei lavoratori e quello che riguarda l’impatto ambientale. 

Dal punto di vista dei diritti umani dei lavoratori, l’Italia si dimostra ancora in ritardo. In particolare, per quanto riguarda i lavoratori migranti, impegnati massicciamente in campi come agricoltura, abbigliamento o logistica, risultano ancora presenti gravi e persistenti abusi, che spaziano dalle condizioni di vita disumane a cui i lavoratori sono condannati, agli orari di lavoro, spesso eccedenti le 12 ore, nonostante gli orari molto più ridotti riportati sui contratti. In tal senso, nonostante il Gruppo abbia accolto con favore gli sforzi governativi per lo smantellamento del “caporalato”, è stato affermato come tutt’oggi la maggior parte di questi lavoratori non veda margini di miglioramento nel loro sfruttamento, tutelati da norme sul mercato del lavoro che rimangono encomiabili sulla carta, ma ben lontane da essere implementate nella pratica, come ricordato da Deva. Per questo motivo, ha continuato il presidente, è vitale che il governo rafforzi il quadro giuridico e politico del paese nel settore delle imprese e dei diritti umani, al fine di spezzare la catena di sfruttamento, schiavitù, indebitamento e soprusi che grava su molti lavoratori, spesso irregolari. Si è evidenziato in questo senso un vero e proprio modello di business dello sfruttamento, che permette alle imprese di tagliare i costi e aumentare i ricavi avvalendosi di manodopera a basso costo, tanto da non preoccuparsi delle relative sanzioni, accettate come costo d’impresa. Per contrastare tale tendenza, ha consigliato Deva, l’Italia dovrebbe dotarsi, come già fatto da altri paesi europei, come Germania, Olanda o Norvegia, di un’istituzione nazionale per i diritti umani forte e indipendente, che possa vigilare e condannare tali abusi. 

Altro aspetto fondamentale è stato quello della tutela ambientale, emerso in particolar modo durante le visite del gruppo alle aree di Avellino, Taranto e Val d’Agri, le cui comunità hanno già più di una volta espresso a gran voce al governo le loro preoccupazioni in tema di salute. A tal proposito, Deva ha riferito come diverse imprese, nelle aree prese in considerazione, non rispettino gli standard di inquinamento consigliati, causando emissioni in eccesso, come nel caso delle acciaierie e raffinerie di Taranto, o mantenendo una forte contaminazione da amianto, come nel caso dell’Isochimica di Avellino. In generale, è stata evidenziata la necessità di azioni governative più concrete per rispondere alle esigenze di salute dei cittadini, che vanno considerate seriamente, e per sanzionare quelle imprese che continuano ad inquinare deliberatamente e senza limitazioni, nell’ottica di una marcia verso la decarbonizzazione e la transizione ecologica.

La visita è quindi terminata con un appello al governo italiano e alle multinazionali, che spesso si servono di manodopera a basso costo, per una presa di coscienza collettiva e autocritica, al fine di attuare e far attuare tutte le disposizioni già in essere, e che ci si augura lo saranno presto, al fine di garantire equità di diritti e tutela dell’ambiente. 

I Principi Guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani, adottati all’unanimità dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2011 (risoluzione 17/4), costituiscono lo standard di riferimento globale in materia di salvaguardia dei diritti umani nel contesto di attività di impresa, e specificano quale debba essere la condotta dei governi e delle imprese per prevenire e far fronte all’impatto delle attività d’impresa sui diritti umani.

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