La celebrazione della Giornata Mondiale Umanitaria è un’occasione per ricordare coloro che ogni giorno aiutano milioni persone in tutto il mondo, affrontando pericoli e avversità, animati da un grande spirito di solidarietà.
La Giornata è stata scelta dall’Assemblea Generale nel 2009 con la Risoluzione A/RES/63/139 in ricordo dell’anniversario del bombardamento della sede delle Nazioni Unite a Baghdad nel 2003 in cui persero la vita 22 persone. È un’occasione, quindi, per celebrare gli operatori umanitari in servizio in tutto il mondo ma anche coloro che hanno perso la vita aiutando le persone più povere, emarginate e vulnerabili.
Il 19 maggio 2016 presso la sede delle Nazioni Unite a New York è stata assegnata la medaglia Dag Hammarskjöld ai 129 operatori umanitari delle Nazioni Unite caduti sul lavoro da gennaio a dicembre 2015.
Il 18 settembre 1961, Dag Hammarskjöld, Segretario Generale delle Nazioni Unite, morì in un incidente aereo nei pressi di Ndola, Rhodesia del Nord, assieme ad altre 15 persone, mentre si recava nella Repubblica Democratica del Congo per supervisionare le operazioni dell’ONUC (Operation des Nations Unies au Congo), missione di pace creata nel paese nel 1960. Le cause dell’incidente non sono state ancora chiarite ma alcuni testimoni lo stesso giorno, non lontano dall’aeroporto di atterraggio, avrebbero visto una grande fiammata nel cielo. Nel novembre 2015, l’Assemblea Generale ha votato all’unanimità una Risoluzione per la riapertura del caso.
Negli ultimi dieci anni le sedi delle Nazioni Unite sono diventate bersaglio dei terroristi. Oltre all’attacco a Baghdad nel 2003, ad Algeri, nel 2007, 17 persone hanno perso la vita a causa di una bomba che ha distrutto gli uffici del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e ha danneggiato quelli dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. A Kabul nel 2009, sei impiegati dell’ONU hanno perso la vita durante un attacco armato alla foresteria che li ospitava.
L’aiuto umanitario si basa su una serie di principi fondamentali, tra questi: l’umanità, l’imparzialità, la neutralità e l’indipendenza. Secondo il diritto internazionale consuetudinario, agli operatori umanitari deve essere sempre garantito l’accesso nei paesi colpiti da crisi umanitarie, conflitti o disastri climatici, al fine di fornire un’assistenza che per molti fa la differenza tra vita e morte.
La risposta immediata alle emergenze è però solo un aspetto del lavoro umanitario. Gli operatori forniscono anche supporto psico-sociale per ricostruire la vita delle comunità, per affrontare le crisi future e mantenere una pace durevole e sostenibile nelle aree di conflitto.
Oggi, il mondo sta assistendo alla più grave crisi umanitaria dopo la seconda guerra mondiale. Per questo motivo, per la prima volta nei 70 anni di storia delle Nazioni Unite, il Segretario Generale Ban Ki-moon ha convocato il Summit umanitario mondiale, tenutosi a Istanbul dal 23 al 24 maggio di quest’anno, per mettere a punto un piano che mira ad allievare la sofferenza di milioni di persone e fornire aiuto ai rifugiati in tutto il mondo.
Nel 2015 il numero di persone in emergenza umanitaria ammontava a 125 milioni di cui 60 milioni sono state costrette a lasciare le proprie case.
In totale, i paesi colpiti dall’emergenza umanitaria sono 37 ed è stato stimato che per aiutare le persone colpite sono necessari 20 milioni di dollari mentre ne sono stati stanziati solamente 5. I primi 10 paesi con il maggior numero di rifugiati interni sono nell’ordine: Yemen, Siria, Iraq, Ucraina, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Colombia, Repubblica Centrafricana e Sud- Sudan.
Nella cosiddetta Agenda per l’Umanità (Agenda for Humanity), del Summit sono stati fissati 5 obiettivi:
- Attivare una leadership globale per prevenire e porre fine ai conflitti.
- Sostenere le norme che salvaguardano gli individui.
- Non lasciare nessuno indietro.
- Cambiare la vita delle persone, partendo dagli aiuti per arrivare a estinguere i bisogni.
- Investire nelle persone.
Al termine del Summit, sono stati raggiunti risultati rilevanti. In particolare, è stato approvato un aumento dei finanziamenti per le operazioni umanitarie con la firma di un “Grande patto” che vede impegnati paesi e agenzie donatrici. È stata inoltre riconosciuta la necessità di decentrare gli aiuti, in modo da dirigerli verso associazioni nazionali e locali. Infine, l’istruzione è stata riconosciuta come elemento primario del lavoro umanitario al quale fornire maggiori finanziamenti. In tale senso, un contributo di 90 milioni di dollari da parte dell’Associazione Dubai Cares, l’Unione Europea, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti è stato stanziato per l’attuazione di progetti formativi.
Il tema scelto quest’anno in occasione della Giornata è “One Humanity“. Il Segretario Generale Ban-Ki moon, durante il suo messaggio annuale per la Giornata, ha esortato tutti a partecipare alla campagna “World You’d Rather“. Oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica e creare empatia, la campagna ha un obiettivo concreto: raccogliere fondi per la Central Emergency Response Fund delle Nazioni Unite. Ban Ki-moon ha affermato che “ognuno di noi può essere ambasciatore dell’umanità” ed è “necessario che tutti chiedano ai propri governi di mettere al primo posto l’umanità”.
Presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite, a New York, la Giornata sarà celebrata il 19 agosto attraverso la mostra fotografica “When I grow up” e una cerimonia in ricordo dei caduti durante le missioni umanitarie.
In supporto alla Giornata, Conscious Good ha organizzato un festival cinematografico in cui verranno presentati corti e documentari su aree attraversate dai conflitti, rifugiati nel mondo e popolazioni colpite da Ebola.
Infine, verrà presentato il documentario “Home” che racconta i viaggi del Segretario Generale nella Repubblica Democratica del Congo, in Giordania, Libano e Sud Sudan come parte della sua “Missione per l’Umanità”.
FOTO: “UN Relief Efforts in Countries Affected by Tsunami”. © UN Photo/Evan Schneider. UN Photo