Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: una scuola sicura e aperta per tutti

20 novembre 2018 – La scuola dovrebbe essere un luogo di socialità e apprendimento, dove tutti gli studenti e le studentesse abbiano la possibilità di esprimersi e sviluppare le loro capacità in un ambiente sereno, sicuro e stimolante. Ad oggi, per molti, troppi studenti, la scuola può essere un luogo di violenza e maltrattamento.

Per questa ragione, in occasione della Giornata internazionale per l’infanzia e l’adolescenza del 20 novembre 2018, si ribadisce la necessità di garantire a tutti un’educazione libera e sicura.

Secondo i dati del rapporto dell’Unicef “Un viso familiare: la violenza nelle vite dei bambini e degli adolescenti” (A familiar face: violence in the lives of children and and adolescents) del 2017, si sono registrati 500 attacchi diretti a complessi scolastici in 18 paesi in conflitto soltanto nel 2016. Molti edifici sono stati distrutti, danneggiati e saccheggiati, mentre numerose sono le morti connesse ai bombardamenti e all’uso dei bambini e delle bambine come scudi umani. Si stima che conflitti armati e violenza generalizzata limitino l’accesso all’istruzione a 158 milioni di studenti e studentesse dai 6 ai 17 anni. Questo fenomeno non sembra arrestarsi, sebbene le più antiche norme di diritto bellico, i principi fondamentali del diritto internazionale umanitario e lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbiano a più riprese condannato qualsiasi forma di violenza contro i civili e soprattutto i bambini.

La violenza nelle scuole non è un fenomeno che colpisce solo i paesi in conflitto. Vi sono molte e diversificate forme di violenza all’interno delle scuole che comprendono anche fenomeni nascosti.

Tra il 1991 e il 2016, si sono verificate 59 sparatorie in complessi scolastici in 14 paesi nel mondo, che hanno portato alla morte di almeno una persona. Approssimativamente 3 su 4 sono avvenute negli Stati Uniti, nei quali ad oggi si registrano circa 43 episodi. Sono tristemente nella memoria dell’opinione pubblica mondiale le ultime stragi, più di 22 solo nel 2018, come quella dello scorso maggio in una scuola superiore di Santa Fe nel Texas e quella nota come la strage di San Valentino alla Marjory Stonepam Douglas High School di Parkland in Florida. Le sparatorie nelle scuole hanno conseguenze drammatiche e generano la perdita di fiducia nella scuola, che non viene più intesa come luogo sicuro e protetto. In particolare, le sparatorie su piccola scala che avvengono con più frequenza nei quartieri già connotati da violenza, privano le comunità di un luogo considerato come l’unico rifugio per i bambini e gli adolescenti. Le conseguenze psicologiche dei fenomeni di violenza sui singoli studenti sono disastrose, con picchi di assenteismo e perdita di motivazione nell’apprendimento.

La scuola non è solo il fulcro dell’apprendimento e dello sviluppo, ma è anche il luogo dove si creano relazioni e dove la personalità si forma attraverso interazioni sociali essenziali. Proprio in questa sfera si sono insediate nuove forme di violenza, che scardinano quell’assunto di socializzazione che è alla base dell’istituzione scolastica. La violenza, soprattutto nelle sue forme più sottili e nascoste, è perpetrata da soggetti vicini alla vittima, come un compagno di classe o un professore.

Si stima che il bullismo produca gravi conseguenze su 130 milioni di studenti tra i 13 e i 15 anni. Il fenomeno non riguarda solo la violenza fisica, ma anche l’emarginazione, l’umiliazione e la denigrazione. Il bullismo assume varie forme e si manifesta in contesti diversi, come evidenziato dall’incessante crescita degli episodi di cyberbullismo.

La violenza entra nelle scuole anche a causa delle punizioni corporali da parte dei docenti e del personale scolastico. Metà della popolazione mondiale dai 6 ai 17 anni vive in paesi in cui non vi sono leggi che tutelino gli studenti e le studentesse dalla violenza perpetrata dagli educatori. Questo tema è spesso ignorato per due ragioni: in numerosi paesi si ritiene ancora che la violenza sia uno strumento educativo; le conseguenze negative di una disciplina basata sulla violenza sono grandemente sottostimate.

In generale, la violenza nelle scuole, oltre a causare la tragica perdita di giovani vite umane, mina alla base il ruolo della scuola e priva gli studenti di un diritto fondamentale.

Riaffermando l’imprescindibilità del principio 7 della Dichiarazione dei diritti dell’infanzia del 1959 e dell’articolo 20 della Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989 che congiuntamente affermano il diritto all’istruzione, in occasione della ricorrenza della Giornata, l’Unicef lancia una nuova campagna #GoBlue, per accendere i riflettori sulla necessità di garantire la sicurezza scolastica. L’UNICEF ha invitato i bambini di tutto il mondo a ricoprire ruoli chiave nei media, nella politica, negli affari, nello sport e nell’intrattenimento per sostenere i diritti dei milioni di coetanei non istruiti, non protetti e sradicati.

“Da Auckland ad Amman e da New York a N’Djamena, vogliamo che i bambini facciano campagna nelle loro scuole e comunità per aiutare a salvare la vita dei bambini, lottare per i loro diritti e realizzare il loro potenziale”, ha detto il Direttore Esecutivo dell’UNICEF Justin Forsyth “La Giornata mondiale dei bambini sarà un giorno per bambini, da bambini”.

La campagna va di pari passo con l’iniziativa #EndViolence nelle scuole, che richiama l’attenzione sugli episodi di violenza perpetrati ai danni dei bambini e delle bambine in quei contesti che dovrebbero, invece, essere fonte di sicurezza e serenità, come l’ambiente familiare, la scuola e le comunità.

Invita, dunque, a

  • Celebrare la giornata vestendosi di blu e diffondere la campagna sui social media
  • Organizzare lezioni e incontri nelle scuole per sensibilizzare sul tema, avvalendosi del materiale offerto nel World’s Largest Lesson using the School Activity Packs
  • Cambiare l’interfaccia dei siti web e delle piattaforme online tingendole di blu
  • Firmare online la  petizione globale per chiedere ai leader mondiali di impegnarsi a dare piena attuazione ai diritti di ogni bambino, ora e per le generazioni future.

Inoltre, Unicef Italia e l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) hanno reso noti i risultati dei sondaggi condotti tramite U-Report on the move, dai quali emerge che circa 3 giovani migranti e rifugiati su 10 sono a rischio discriminazione e sfruttamento in Italia. Esprimendo in forma anonima le proprie opinioni attraverso la piattaforma, il 17% dei ragazzi ha dichiarato di essere stato vittima di violenza in Italia e il 32% di aver subito violenze verbali. Uno su tre ha risposto di essere stato spinto a fare qualcosa contro la propria volontà e il 15% dei ragazzi che ha lavorato ha dichiarato di aver svolto un’occupazione pericolosa per la sua sicurezza o la salute.

Save the Children Italia ha pubblicato, invece, la nona edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio, che offre una fotografia della situazione dei minori in povertà assoluta e che sottolinea le forti disuguaglianze nell’accesso all’istruzione per chi cresce nelle periferie italiane.

In Italia, si svolgeranno numerosi eventi per celebrare la Giornata. Molti sono i comuni che propongono attività per i più piccoli, come il Comune di Bussolegno che propone laboratori durante i quali si parlerà di diritti. Qui il programma. Il comune di Bologna ha organizzato una serie di iniziative per i bambini e le bambine nelle Biblioteche comunali di quartiere dal 17 al 25 novembre all’interno del progetto “Bologna: città delle bambine e dei bambini”, di cui potete trovare il programma qui. Inoltre, sempre il comune di Bologna, insieme a Unicef, FANEP e Associazione Ca’ Rossa ha organizzato per tutta la giornata del 20 novembre dei laboratori creativi per promuovere il tema dei diritti dei più piccoli al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi. All’interno del Festival dell’educazione di Torino, invece, segnaliamo il seminario “Infanzie, fragilità e opportunità educative”, all’Università di Torino nella giornata del 30 novembre dalle 14:00. Sempre a Torino, il Comitato Provinciale per l’UNICEF, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale, organizza per il 20 novembre  la Marcia per i Diritti dei Bambini e dei Ragazzi.  Bambini e bambine, ragazzi e ragazze, docenti e famiglie delle scuole  di Torino  sfileranno per ricordare i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutte le bambine e a tutti i bambini del mondo. A Bari, nel contesto dell’iniziativa Villaggio dei Diritti, che si tiene dal 3 al 19 novembre presso il Fortino Sant’Antonio, si svolgeranno varie iniziative con l’intento di sostenere i diritti dell’infanzia attraverso pratiche di condivisione, socializzazione, cittadinanza attiva e accoglienza per costruire, insieme, la Carta dei diritti di bambini/e e ragazzi/e della città di Bari.