L’Italia celebra quest’anno i 60 anni dalla sua adesione alla Carta delle Nazioni Unite, anno in cui ricorre anche il 70° anniversario dalla creazione delle Nazioni Unite.
Il 14 dicembre 1955 l’Italia entrò a far parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite col voto unanime del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale.
Si concluse così la lunga vicenda che aveva impegnato la diplomazia italiana per un decennio nello sforzo di ottenere l’ingresso nell’organismo internazionale, oltre che per la condivisione dei suoi ideali e principi ispiratori, anche per determinare «la fine della nostra soggezione al trattato di pace e della nostra posizione di ex nemici».
Quel momento segnò l’inizio di una lunga storia di collaborazione, sostegno e impulso alle attività dell’ONU, che è la logica conseguenza dell’approccio multilateralista che caratterizza la politica estera italiana.
Sessanta anni dopo, l’Italia partecipa alle attività delle Nazioni Unite con impegno crescente, contribuendo al perseguimento degli obiettivi della Carta, dal mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, alla promozione e difesa dei diritti umani, allo sviluppo sostenibile.
L’impegno dell’Italia
Fin dalla sua adesione l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano, promuovendo i diritti umani e assumendosi le responsabilità connesse al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Nel corso degli anni, l’Italia ha condiviso la responsabilità collettiva che deriva dalla partecipazione all’ONU, facendo parte del Consiglio di Sicurezza, quale membro non permanente, per sei volte e sedendo per otto mandati nel Comitato Economico e Sociale (ECOSOC).
Negli ultimi sei decenni l’Italia ha contribuito con determinazione all’elaborazione delle Risoluzioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza, che hanno dato vita a grandi innovazioni sul piano delle norme internazionali. Le campagne in favore della moratoria della pena capitale, le iniziative per promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e delle bambine, le battaglie contro ogni forma di discriminazione religiosa e in favore della libertà di opinione, sono alcuni dei temi che vedono il nostro Paese in prima fila.
In particolare, l’Italia si è da subito distinta per il crescente contributo fornito ai lavori delle Nazioni Unite sulle politiche di genere. Nei primi trent’anni il nostro Paese ha contribuito attivamente all’adozione di documenti storici dell’Organizzazione per il riconoscimento dei diritti politici delle donne e per la promozione dei principi della parità coniugale e della parità retributiva. La tappa conclusiva di questa prima fase è stata l’adozione della Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW, 1979).
Nel corso degli ultimi decenni l’Italia ha fornito uno straordinario contributo negoziale per la protezione dei diritti delle donne, il diritto all’istruzione e alla salute per le bambine e le adolescenti, la lotta alla violenza di genere, compresa la pratica delle mutilazioni femminili. Il nostro Paese ha promosso, insieme ad altri, la prima risoluzione per l’eliminazione dei matrimoni precoci e forzati, adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale nel dicembre 2014.
Nel corso del suo ultimo mandato come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza (2007-2008), l’Italia si è adoperata con successo per introdurre la questione della violenza sessuale in situazioni di conflitto armato nell’agenda dei temi in discussione, ottenendo che gli organi delle Nazioni Unite tengano in debito conto anche la situazione delle donne nella valutazione del rischio di crimini in una crisi internazionale.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che ha già visitato l’Italia numerose volte durante il suo mandato, ha espresso in diverse occasioni la riconoscenza dell’ONU all’Italia per il sostegno al raggiungimento degli obiettivi fondamentali dell’Organizzazione: mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; sviluppo; promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Grazie anche alla costante opera di mediazione svolta dall’Italia, è stato possibile, con il trascorrere degli anni, attenuare le differenze di posizione tra Paesi, avvicinando le rispettive visioni e consentendo quindi di ampliare il consenso su molti argomenti.
L’Italia ha altresì condiviso direttamente le responsabilità che derivano dalla sicurezza collettiva, ricoprendo per sei volte il ruolo di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, e partecipando alle operazioni di pace.
Il ruolo dell’Italia nelle missioni di pace
Il nostro Paese, settimo contributore finanziario delle missioni di pace, detiene il primato, tra i Paesi occidentali, di fornitore di truppe. Dal 2006, l’Italia partecipa alla missione UNIFIL II, schierata nel Libano del Sud e attualmente comandata dal Generale Luciano Portolano. L’intervento italiano in Libano, improntato al rispetto della cultura locale, all’imparzialità, alla credibilità e alla vicinanza con la popolazione civile, rappresenta un modello di successo a cui si sono riferite anche le successive missioni di pace, italiane e non.
Il lavoro che quotidianamente viene svolto presso la Base Logistica delle Nazioni Unite di Brindisi rappresenta un ulteriore e significativo contributo dell’Italia al successo delle missioni di pace.
Rientrata nel 2015 in seno al Comitato Organizzativo della Peacebuilding Commission, l’Italia si propone di far crescere, in seno alle Nazioni Unite, la priorità accordata alle attività di consolidamento della pace, che sono considerate cruciali in contesti ancora fragili. Il nostro Paese possiede una lunga e consolidata tradizione nel settore della promozione del dialogo, fungendo da vero e proprio “Paese ponte” tra varie civiltà di diversi continenti.
In continuità con la sua storia e il suo impegno, il nostro Paese ha presentato nuovamente la propria candidatura al Consiglio di Sicurezza per il biennio 2017-2018, certa di poter fornire anche in questa delicata congiuntura internazionale un contributo significativo.
L’Italia e il futuro dell’ONU
Dal 1955 ad oggi il mondo ha compiuto progressi straordinari, ma in questo anniversario, che coincide con le celebrazioni per i 70 anni di attività delle Nazioni Unite, è importante guardare soprattutto al futuro. La revisione delle operazioni di pace, il riesame dell’architettura del peacebuilding, la verifica dell’efficacia della risoluzione 1325 su ‘Donne, Pace e Sicurezza’, la definizione dell’Agenda di sviluppo post-2015 sono gli elementi di una più ampia riflessione che quest’anno condurrà gli Stati Membri dell’ONU sia a immaginare come dovrà essere il mondo in cui vivranno le generazioni future sia a stabilire le azioni da intraprendere per realizzare la nuova visione.
D’altro canto il nostro contributo alla crescita sostenibile è stata al centro dell’EXPO 2015 (che si è tenuta a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre), un evento dedicato alla sicurezza alimentare e alla nutrizione. L’Italia è infatti portatrice di una visione che si fonda sul passaggio dal concetto di assistenza a quello di una cooperazione fra pari, basata sulla condivisione delle risorse, delle capacità e delle esperienze di sviluppo, di cui l’EXPO è stata un esempio concreto.
Gli appuntamenti, in Italia e all’estero, con cui verranno celebrati i 60 anni dell’Italia alle Nazioni Unite vogliono ricordare i traguardi raggiunti, ma soprattutto aiutarci a riflettere sulle sfide che ancora ci attendono e sul modo di affrontarle al meglio, al fianco dell’ONU, nel 2015 come nel 1955. L’Italia è da sempre convinta che solo attraverso un mondo più giusto e solidale si possa costruire pace e sviluppo sostenibile per tutti. Coerentemente con questa visione, l’Italia sostiene anche un’equa riforma del sistema delle Nazioni Unite, ivi incluso il Consiglio di Sicurezza, al fine di renderlo maggiormente efficiente, rappresentativo e capace di far fronte alle sfide con cui oggi si deve confrontare l’intera Comunità internazionale.
Il 60° anniversario sarà celebrato nel mondo con diverse iniziative:
Roma:
– Video
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– Foto
Per ulteriori informazioni sulle iniziative visitare il sito del Ministero degli Affari Esteri alla sezione dedicata