10 gennaio 2018: Secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), sono 200 i migranti e i rifugiati che hanno perso la vita o che sono dispersi nel Mediterraneo in poco più di una settimana. Di più di 100 si sono perse le tracce.
“Quasi 800 migranti sono stati salvati o intercettati al largo delle coste libiche durante i primi dieci giorni del 2018”, ha affermato Othman Belbeisi, il capo missione dell’OIM in Libia, sottolineando la necessità e l’urgenza di ridurre i movimenti irregolari di migranti e rifugiati nella rotta mediterranea centrale.
Nel mese di dicembre, l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni aveva registrato un sensibile calo del numero di migranti che hanno perso la vita cercando di attraversare il Mediterraneo (26 vittime).
E se nel gennaio 2017 sono state ben 254 le vittime registrate, le notizie della scorsa settimana preannunciano un inizio 2018 ancora più letale.
Lo scorso martedì, l’OIM ha riferito che, solamente nella prima settimana del nuovo anno, 81 (tra migranti e rifugiati) hanno perso la vita sulla rotta mediterranea – 5 dei quali nelle acque del Mediterraneo occidentale al largo di Spagna e Marocco e i restanti tra Italia e Libia.
Nell’ultimo e più tragico dei tre naufragi verificatisi nel Mediterraneo a partire da sabato, la Guardia costiera libica – in un’operazione durata oltre 12 ore – ha soccorso tre gommoni salvando la vita di 279 migranti, tra i quali 19 donne, 243 uomini e 17 bambini. Stando alle testimonianze dei sopravvissuti e al comunicato stampa emesso dalla Guardia costiera libica sarebbero circa 100 le persone disperse.
Il personale dell’OIM era presente nel punto di sbarco di Tripoli e ha fornito ai sopravvissuti cibo e bevande.
Christine Petré, dell’OIM, ha riferito che le imbarcazioni sulle quali viaggiavano i migranti erano partite dalle città costiere di Azzawiyah e Al Khums. Molti dei sopravvissuti provengono da paesi africani, tra i quali il Senegal, il Mali e la Nigeria. Secondo la Guardia costiera libica, otto sono originari del Bangladesh e due del Pakistan.
Resta fermo l’impegno dell’OIM nel sostenere e fornire aiuti umanitari ai sopravvissuti di quest’ultimo tragico naufragio, molti dei quali si trovano attualmente nel centro di detenzione di Tajoura in Libia.
Fonte: IOM
Photo credits – Kevin McElvaney/MSF