Su proposta del Ministro degli esteri Paolo Gentiloni, lo scorso 8 aprile Elisabetta Belloni è stata scelta per succedere al Segretario Generale dimissionario Michele Valensise. La nomina è stata accolta con grande entusiasmo dai media perchè è la prima volta che una donna viene chiamata a ricoprire la posizione di Segretario Generale alla Farnesina. Dal 2015 la Belloni è stata Capo di Gabinetto del Ministro degli Esteri ma la sua carriera al ministero iniziò già nel lontano 1985. Tra i suoi principali incarichi ricordiamo quello come Segretario di Legazione alla Direzione Affari Politici – Ufficio America Latina, assunto l’anno successivo; il ruolo di Primo Segretario alla Rappresentanza diplomatica permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna dal 1993 al 1996 e successivamente la nomina a Primo Segretario Commerciale all’Ambasciata d’Italia a Bratislava. Alla fine degli anni Novanta è stata alla Direzione Generale Affari Politici – Ufficio Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa e Vice Capo Delegazione Confidence and Security Building Measures ai negoziati di Vienna.
Nel 2002 venne promossa Consigliere d’Ambasciata e dal 2002 al 2004 è stata Capo della Segreteria del Sottosegretario di Stato. Fu la prima donna a dirigere l’Unità di Crisi della Farnesina- ruolo svolto fino al 2008- ed è stata successivamente Direttore Generale della Cooperazione allo Sviluppo fino al 2013. Per la sua carriera diplomatica le è stato consegnato nel 2010 il Premio Internazionale Profilo Donna.
Tra le altre onorificenze ricevute ricordiamo quella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Ordine della Legion d’Onore della Repubblica Francese.
Elisabetta Belloni viene ricordata anche per aver affrontato casi difficili come la trattativa per la liberazione del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, rapito in Afghanistan e il coordinamento delle prime ricerche dopo lo tsunami in Thailandia.
FOTO: “Elisabetta Belloni e Giorgio Napolitano”. © Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons