Nel 1993 la Giornata Internazionale per la Libertà di Stampa fu proclamata il 3 maggio dall’Assemblea Generale, dietro raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO. Tale giorno fu scelto per ricordare il seminario dell’UNESCO “Promoting an Independent and Pluralistic African Press”. Il risultato di tale incontro, tenutosi dal 29 Aprile al 3 Maggio del 1991 a Windhoek in Namibia, che vide la presenza di diversi giornalisti africani, fu la redazione della Dichiarazione di Windhoek. Il documento è un’affermazione dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza nei media come elementi fondamentali per la difesa della democrazia e il rispetto dei diritti umani.
La Dichiarazione fa un richiamo esplicito all’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo il quale stabilisce che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza frontiere”.
Sebbene secondo i dati della Freedom House sono quasi 40 i Paesi considerati “non liberi”- concentrati principalmente nell’area asiatica e africana- il trend dal 1985 a oggi è in netto miglioramento, con un calo di circa il 20% di paesi considerati “non liberi”.
Quest’anno la Giornata verrà celebrata a Helsinki e vedrà la partecipazione di Associazioni di giornalisti da tutto il mondo, Agenzie di stampa internazionali, membri dell’UNESCO e attori governativi. In tale occasione, ogni anno viene assegnato il premio UNESCO/Guillermo Cano per la libertà di stampa e la vincitrice del 2016 è la giornalista di Radio Free Europe dell’Azerbaigian, Khadija Ismayilova. La giuria che ha deciso di premiarla ha riconosciuto il suo enorme contributo alla libertà di stampa per aver svolto il suo lavoro in condizioni difficili. Difatti, nel 2014 la giornalista fu condanata a sette anni e mezzo di carcere poichè con i suoi articoli aveva rivelato alcuni affari illeciti della famiglia del presidente del suo Paese.
Il premio creato dall’UNESCO vuole onorare persone, organizzazioni o istituzioni
che hanno dato un contributo alla difesa e alla promozione della libertà di stampa, in particolare se raggiunta in condizioni di pericolo. Il premio prende il nome del giornalista colombiano Guillermo Cano Isaza, assassinato nel 1986 davanti alla sede del giornale El Espectador per il quale lavorava.
Per maggiori informazioni, visitate il sito dell’UNESCO